giovedì 19 giugno 2008

Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne)

In questo santino un bell'esemplare (ma qui ne trovate tutta una galleria) della Madonna del Soccorso, che probabilmente ha fornito la base iconografica per la Madonna del Manganello.

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Della serie pubblicità&propaganda: domani cominciano le Giornate anticlericali a Ponticelli, all'interno delle quali, domenica pomeriggio, ci sarà una tavola rotonda dal titolo Eva colse la mela. Solo lei poteva farlo. Con Michela Zucca (Streghe e comunità rurali contro il potere nel Medioevo), Giusi Di Rienzo (Danzando tra le rovine: la trasmissione dei saperi femminili), Vincenza Perilli (Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne)).
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martedì 17 giugno 2008

La Madonna del Manganello

Sembra che anche gli Itali (e le Itale) abbiano una madonna a cui votarsi (sarà questo uno dei motivi che ne hanno evitato la rottamazione ?), precisamente La Madonna del Manganello (vago ricordo in Fascisti su Marte) che da quel che leggo in La Nuova Towanda (che rinvia a sua volta a Wikipedia) sembra essere una Madonna senza riconoscimento ecclesiastico ufficiale, ma che rientrò ugualmente in un insieme di rappresentazioni diffuse negli anni trenta, in sintonia con un certo spirito clerico-fascista che già aveva visto il prodursi di alcune "aberrazioni" quali San Francesco proclamato "precursore del Duce" nel 1926 ( sembra che Mussolini definì San Francesco "il più italiano dei santi, il più santo degli italiani", anche se altri attribuiscono la frase a Pio XII che lo proclamò patrono d'Italia nel 1939), o l'icona di santa Chiara in trionfo sui fasci littori. Una quasi omologa alla Madonna del Manganello sembra essere la Madonna del buon ritorno, immagine sacra creata da tal Don Gabriele Virgilio nel 1942 per i soldati in guerra (proclamata in seguito patrona dei dispersi e dei reduci). Sempre in questa corrente si inseriscono le numerose "preghiere per il Duce" composte in quegli anni, e che venivano divulgate proprio tramite il retro di questi santini.
La statua della Madonna del Manganello fu realizzata dallo scultore leccese Giuseppe Malecore come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, attuale Vibo Valentia, sembra su richiesta di un gerarca fascista locale, tal Luigi Razza (ma le mie ricerche sono ancora in corso...). La statua è stata poi distrutta verso la fine della seconda guerra mondiale (la data non è certa, c'è chi dice intorno al 1943). Leggo che "con essa svanì la sua venerazione", ma ci credo poco ... La statua, realizzata in cartapesta colorata, rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso (patrona di varie cittadine da Sciacca a Nicastro e che spesso viene confusa con la Madonna del Manganello vera e propria) che nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù mentre con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna un secondo bambino in piedi (mentre nella Madonna del Soccorso c'è un demone). Da questa rappresentazione furono in seguito realizzati dei santini, come quello riprodotto qui di fianco. L'immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a "patrona degli squadristi", poi a "protettrice dei fascisti". Asvero Gravelli, giornalista del regime, fascista intransigente e direttore della rivista Antieuropa, compose anche uno stornello come preghiera per il retro dell'immagine. Ecco il testo:

« O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo
O tu santo Manganello
Di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell'ora del periglio
batti i vivi e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà. »


La Madonna del manganello sarà sicuramente una delle figure al centro dell'intervento - titolo: Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne) - che sto preparando (tentando di) preparare per un incontro previsto domenica prossima (Eva colse la mela. Solo lei poteva farlo con Michela Zucca e Giusi Di Rienzo) all'interno delle Giornate anticlericali.
Qui, sommersa da santini e varie epistole apostoliche (Mulieris Dignitatem in primis), so di deludere profondamente quante (via mail e telefonicamente) mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sul Flat bolognese di quest'ultimo fine settimana ... Purtroppo non potrei parlare delle tante belle connessioni e tacere delle dis-connessioni (e delle miserie), quindi avendo attualmente poco tempo (e soprattutto voglia) rinvio a non so quando. Intanto il dossier si ingrossa.
In ogni caso presto saremo inondate dai report delle varie addette stampa e strateghe della comunicazione ...
E non ho nessuna ma(donna) a cui votarmi ...
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martedì 10 giugno 2008

NO TRESPASSING: the (endlessly) continuance

Continuo dopo un'interruzione (forzata) di qualche giorno No trespassing. Del resto tempo o non tempo, lavoro o non lavoro (per tacere delle tante altre cose che possono impedirmi di stare qui a scrivere) l'ho detto tante volte: Marginalia è un blog "anomalo", non ha nulla del "diario" nè tanto meno della testata giornalistica seppur "alternativa" (quella per intenderci che ti rifila le stesse identiche notizie girate sui "grandi" media con un cosiddetto "taglio critico"). Raramente sto "sulla notizia" (come si dice in gergo): non ho detto nulla sul Pride romano (e forse avrei dovuto dopo il mio Italo da rottamare), nulla delle piccole miserie di "movimento" - anche "femminista", purtroppo - degli ultimi mesi, nonostante il mio archivio privato si sia ingrossato a dismisura (ma presto ne scriverò), nulla della bella manifestazione auto organizzata di Rom e Sinti che si è tenuta ieri a Roma ( e neanche della giovane rom incinta presa a calci da un cittadino italiano), niente della mia rabbia nel leggere i giornali dopo l'ennesima tragedia generata dalla "fortezza Europa": quei corpi senza vita che riemergono lungo le coste della Sicilia, sono "cadaveri di "immigrati clandestini". Neanche da morti sono uomini, donne, bambini/e ... Esseri umani. E qui vorrei già interrompere la scrittura, ma avevo concluso No trespassing con un To be continued e allora ve lo devo.
Già la mattina dopo - il 6 giugno, dunque -, come sempre in ritardo e di corsa, avevo visto di sfuggita il "richiamo" de Il Resto del Carlino in edicola, con la notizia dello stupro in caratteri cubitali, "bambina marocchina stuprata da italiano", o qualcosa del genere. Perché infine lo storico quotidiano bolognese - che ha tra l'altro attivato un ignobile sondaggio razzista - sarà uno dei pochi che non riuscirò a leggere (in genere, quando ho tempo, lo recupero nel baretto sotto casa ... ). Ma ne leggerò molti altri. E tutti (anche quelli "più corretti") mi danno la conferma di come oramai l'informazione è impastata (in alcuni casi anche "inconsapevolmente" o in "buona fede") di beceri e consunti stereotipi sessisti e razzisti.
Da Il Bologna (Tredicenne marocchina violentata da un italiano, p. 14) apprendo che "la bambina era ancora vergine" e che la madre è "di fede musulmana". Senza soffermarmi sul fatto che ovviamente a nessuno è venuto in mente di sottolineare che lo stupratore è di "religione cattolica" e che "vergine" o "non vergine" resta uno stupro, l'accenno alla "verginità" e alla confessione religiosa della madre (e quindi della "famiglia", elemento ripreso in quasi tutti gli articoli che ho letto), è funzionale alla "razzializzazione" della vittima che cessa di essere una bambina che ha subito uno stupro per divenire una "marocchina di religione musulmana che ha perso la verginità". L'Unità riporta le dichiarazioni del capo della squadra mobile di Milano dove questo processo di razzializzazione emerge con una violenza (per me estrema) nei toni paternalistici permeati di sottile, ma non per questo meno pericoloso, razzismo: "voglio sottolineare la grande cultura e l'attenzione di questa donna, la sua capacità di capire ed essere vicina alla figlia. Parliamo di una donna di formazione culturale islamica, molto religiosa, ma ben integrata in Italia. Spesso ci possono essere dei problemi in famiglie di questo tipo ad affrontare la violenza sessuale. Invece ci siamo trovati di fronte ad una donna forte e molto "moderna"...". La Stampa invece relega la notizia nelle "brevi" delle pagine di cronaca (p. 22) poiché la "prima" è tutta dedicata all'appoggio europeo al "pacchetto sicurezza" e alla nuova proposta del Pdl, un emendamento contro le prostitute, soggetti "socialmente e moralmente pericolosi". Ma c'è anche spazio per l'"aggressione" subita da Augusta Montarulli, dirigente torinese di An- Azione Giovani alla quale una protesta per i fatti della Sapienza organizzata all'Università impedisce di sostenere un'esame ... Nell'intervista ci illumina sul fatto che lei non è fascista, oggi sarebbe ridicolo. E' di destra. E ovviamente ha tanti amici di sinistra (non "estremisti", eh!). La storia si ripete: ogni antisemita ha il suo amico ebreo, ogni razzista il suo zio Tom e ogni maschio una donna al suo fianco ... (ma forse quest'ultima è un'altra storia).
Anche La Padania dedica la prima al benestare europeo al pacchetto sicurezza: "Non passa il clandestino" è il titolo trionfale. E poi c'è spazio per tutto: dall'invito della Lega a scendere in piazza a Mestre contro "il campo nomadi", all'appello "dei milanesi" a chiudere la moschea di viale Jenner. La notizia dello stupro è a p. 21, il titolo mi fa sobbalzare: "Adesca, stupra e ingravida una 13enne". Ingravida. Inutile dire che se la vittima fosse stata una bambina (o donna) italiana (le "nostre" donne) gli inviti ad organizzate fiaccolate e cacce al "mostro"si sarebbero sprecate. Qui invece è il caso di sottolineare che è : "Una vicenda tutta da raccontare che insegna come le adolescenti, non solo i bambini, meritino più attenzione quando sono fuori dalla scuola".
A questa frase sembra quasi fare eco l'articolo di Gaia Passi su Libero (a p. 18) che parlando della bambina vittima dello stupro scrive: "Era rimasta affascinata da quel trentenne conosciuto fuori da scuola. Per questo, nell'incoscienza dei suoi tredici anni, si è fidata di lui e l'ha seguito fino a casa". Devo (dobbiamo) dedurne che meglio sarebbe stato per questa madre "musulmana" essere meno "moderna" e tenere più a bada la figlia adolescente/incosciente, tanto più che era ancora "vergine" ... Nella stessa pagina un breve commento dal titolo "Linea dura contro i nostri orchi", dove si afferma tra l'altro: "Tolleranza zero invochiamo quando sono i delinquenti stranieri ad abusare di donne italiane, tolleranza zero pretendiamo verso quegli italiani che abusano delle straniere". Veramente "democratico". Peccato che non si faccia cenno al fatto che oramai in Italia tutti gli stranieri sono delinquenti, e questi delinquenti sono - per legge - più delinquenti di altri ...
Ma l'articolo che letteralmente mi manda in bestia su Libero è quello sulla vicenda del neonato di due mesi morto il giorno prima, che di fatto diviene il luogo dove far emerge tutto il razzismo che non aveva potuto trovare sfogo nell'altra notizia (in fondo si tratta "pur sempre" dello stupro di una bambina) . Nonostante il motivo della morte non sia ancora chiaro (è stata disposta l'autopsia), quasi tutti i quotidiani collegano il decesso alla circoncisione subita dal bimbo (figlio di una coppia di nazionalità nigeriana) qualche giorno prima. Ma Libero va oltre. Nell'articolo di Daniele Pajar "Circonciso in casa, bimbo di due mesi muore (p. 19) si parla della morte del bambino "i cui genitori seguono le tradizioni dell'Africa nera". Nella stessa pagina un "approfondimento" (La pratica nella storia) a firma Andrea Morigi : "Una tradizione imposta dalla religione ebraica. Ma diventa un rito tribale": "... quel che si è evoluto, da cinque millenni o giù di lì, tra gli ebrei, sono le tecniche [...]. In circa 1.400 anni, anche nel mondo islamico, le precauzioni sono andate di pari passo con lo sviluppo culturale e scientifico delle popolazioni che seguono il Corano. Cioè con tutte le disparità che dividono i musulmani dai correligionari meno progrediti. Per entrambe le categorie si tratta di evitare di presentarsi "impuri", cioè sporchi, al momento della preghiera. Poiché non sempre è a disposizione un bidet, nemmeno nei pressi dei luoghi di culto, e comunque non se ne fa largo uso tra i musulmani, si risolve il problema alla radice [...] I fedeli andrebbero informati che non si trovano più nel deserto". Credo che sia un articolo che più che una lettera di protesta meriti una denuncia all'Ordine dei giornalisti o qualcosa del genere. Ci penserò. Avevamo auspicato - proponendo un gruppo di lavoro sul razzismo allo scorso Flat romano di febbraio -, un lavoro di monitoraggio sui media, uno degli elementi centrali per una pratica femminista interessata a scardinare i meccanismi di produzione/riproduzione del sessismo e del razzismo (non mi stancherò mai di ripeterlo: nelle sue diverse e molteplici forme). Continuo ad auspicarlo.
Liberazione è stata l'unico quotidiano (tra quelli che ho letto quel giorno) a dire qualcosa di perlomeno corretto su questa vicenda, sottolineando come "questa drammatica storia ha qualcosa di diverso dai fatti di cronaca che quotidianamente leggiamo sui giornali [...]. Casi del genere non sono isolati. Italiani che stuprano ed uccidono donne immigrate. Come qualche settimana fa a Roma quando una giovane donna romena è stata aggredita e stuprata da un 39enne italiano [...] o quando il 6 maggio scorso a La Spezia un italiano di 32 anni, incensurato e sposato, è stato arrestato dai carabinieri mentre tentava di violentare, per la seconda volta, una prostituta straniera". Ma anche qui emerge l'inadeguatezza del linguaggio usato per trattare vicende simili, una spia di quanto ancora poco abbiamo "pensato" ed "elaborato" (anche "a sinistra") su queste questioni.
Sull'altra vicenda che segnalavo in No Trespassing (ovvero il prete che pretendeva "favori sessuali" da due donne migranti in cambio di un "aiutino" per ottenere il permesso di soggiorno) non ne ho trovato nessuna traccia sui giornali letti quel giorno. Allora forse si rivelerà molto vicino al vero quanto scrivevo: "La notizia del prete che ha preteso "favori sessuali" da due donne migranti "clandestine" in cambio di un aiuto per ottenere il permesso di soggiorno, probabilmente sarà sepolta con ancora maggiore cura. O, se salta fuori, sarà per dirci in seguito che il povero prete è un santo ..."

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giovedì 5 giugno 2008

NO TRESPASSING


Mi chiedo come i cosiddetti mass media - che hanno contribuito in maniera determinante al consolidarsi negli ultimi anni della sciagurata equazione immigrato=stupratore - gestiranno nei giorni a venire lo stupro di una ragazzina marocchina quattordicenne da parte di un italiano. Probabilmente seppellendola in un trafiletto verso le ultime pagine ... [1]
La notizia del prete che ha preteso "favori sessuali" da due donne migranti "clandestine" in cambio di un aiuto per ottenere il permesso di soggiorno [2], probabilmente sarà sepolta con ancora maggiore cura. O, se salta fuori, sarà per dirci in seguito che il povero prete è un santo ... [3]. Dovrò decidermi a scrivere un giorno più diffusamente su quella che potremmo definire economia politica dello stupro.

NOTE:

[1]
La notizia è passata anche sul Tg3 Lombardia. Inutile dire che se lo stupratore fosse stato un "immigrato" e la bambina una "bambina italiana", la notizia sarebbe passata con grande enfasi su tutti i Tg nazionali e avrebbe fatto la "prima" dei quotidiani... Ma - in ogni caso - non viene centrato (ancora una volta) il problema "vero", che non è la "nazionalità" dello stupratore ma è: "uomo violenta bambina" . E non è mai banale ricordarlo.
[2]
La notizia è stata pubblicata oggi dalla Gazzetta di Mantova a pagina 14 ... ho letto l'articolo pochi minuti fa nella lista di Facciamo Breccia., prezioso luogo di scambio e circolazione.
[3] E' già successo un mucchio di volte ...

To be continued...

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Articoli correlati in Marginalia:

Sessismo e razzismo: informazione e deformazione
Sommovimento antirazzista e antisessista
Una biblioteca della memoria

martedì 3 giugno 2008

Christine Delphy: Race, caste et genre

Caste, race et genre en France è il titolo della conferenza tenuta da Christine Delphy al congresso Marx International del 2004 Guerre impériale, guerre sociale, all'interno del quale Nouvelles Questions Féministes aveva coordinato due ateliers nella sezione rapporti sociali e genere, e precisamente Du crime d'honneur à la violence masculine en passant par le crime passionnel e Racisme, sexisme et discrimination: la référence islamique chez les Françaises et Français d'origine immigrée.
Il video dell'intervento di Delphy è ora disponibile qui.
Grazie a
Mauvaiseherbe per la segnalazione.

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Articoli correlati in Marginalia:

Christine Delphy, una scheda bio-bibliografica
Sessismo e razzismo. Un convegno
Gender (and Race) Trouble
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sabato 31 maggio 2008

Italian Graffiti



Bologna, 30 maggio 2008

Ho fotografato questo "graffito" ieri, nella zona della "storica" Bolognina.
Non ho voglia di commentare questa apologia del femmini(sti)cidio. Il contesto in cui nasce sono gli strascichi di una storia che potete ricostruire qui, ma il messaggio va oltre il singolo caso...

Posted by Picasa
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giovedì 29 maggio 2008

Un Italo da rottamare


L'Italo qui sopra, che "odia i froci" ma "ama il suo camerata" è uno dei tanti supereroi della vita quotidiana , ideati da Lorenzo "Q" Griffi e Michele Soma, al centro della campagna comunicativa del Gay Pride bolognese del 28 giugno. Soprannominati puraido [1], "trasudano cultura manga ma ritraggono persone in carne e ossa, sono figure molteplici che abbattono ogni stereotipo, portando in pubblico ciascuna il proprio nome, età, esperienza".
Sarà, ma il camerata Italo credo proprio che vada rottamato [2], e cercherò di spiegare (dal mio punto di vista), perché. Non è semplice ovviamente, tant'è che questo post è stato in "quarantena" per giorni [3], volevo evitare un "commento a caldo", ma neanche mi sembrava eticamente corretto cavarmela con un freddo (ma sicuramente più elegante) "no comment". E purtroppo questi tempi bui ci costringono continuamente a sporcarci le mani.
A scanso di equivoci dico subito che non sono un'anima bella: ho sempre avuto ben chiaro che l' innocenza degli oppressi è poco più di una favola e che essere soggetti storicamente "dominati" e "inferiorizzati" (donne, gay/lesbiche, "neri/nere"...) non garantisce un "innato" (o "naturale" e "spontaneo") antifascismo, antirazzismo e antisessismo.
So benissimo che ci sono sempre stati gay di destra (e oggi GayLib ne è solo la faccia più presentabile), come anche gay nazisti, antisemiti, razzisti ... Per non parlare di quelli "islamofobi" [4]. Per inciso penso che questo sia vero anche per le lesbiche (e infatti non capisco, se si volevano rompere gli "stereotipi", perché Italo e non Itala ...) [5].
Quindi l'esistenza e la miseria dei gay di destra mi/ci sono note. Non è questo il punto. Le questioni sono altre. E secondo me piuttosto gravi.
In molt* [6] hanno preso le distanze da lettere e inviti di note organizzazioni lgbt ad Alemanno e ad altri esponenti della destra di governo, rifiutando l'ingiunzione "
al pragmatismo, alla ricerca del dialogo, anche con rappresentanti delle istituzioni che si ispirano ad ideologie fasciste". E' questo un "problema" che non riguarda solo il movimento lgbt: sappiamo che il "superamento" di destra e sinistra è uno dei leitmotiv della nuova destra, da tempo abbracciato anche da esponenti di sinistra, istituzionali e non.
Ma se è vero che questo paese sta accelerando la corsa verso una compiuta forma di fascismo (e credo che sia vero[7]), abbiamo la responsabilità - tutti e tutte - di vigilare e prestare maggiore attenzione critica (e autocritica).
E in questo scenario che il "camerata Italo" è tutt'altro che "
simpatico, sereno e tranquillizante" e non capisco quale sia, nel caso di questo puraido specifico, la capacità di "veicolare dei messaggi che, in questi giorni, trovo veramente fondamentali", come scrive qualcun*.
Per quanto mi riguarda - molto pragmaticamente -, i messaggi che veicola sono quelli che possiamo leggere di fianco alla (simpatica, beninteso) immagine:
"Essere maschio significa picchiare, soprattutto i froci, meglio se in tanti contro uno, perché l'onore virile deve essere difeso. Se poi ti accorgi che il sabato sera, a CasaPound, al concerto del tuo gruppo nazirock preferito la vista del tuo camerata a torso nudo ti eccita, ti racconti che non importa, perchè tanto tu e lui siete camerati, e poi non puoi essere frocio, perché non ti senti "sensibile", non vesti alla moda, non ascolti Madonna"[8].
Effettivamente CasaPound è
sbarcata a Bologna il 18 maggio con l'apertura di un "centro sociale" (CasaPound Italia Bologna) in via Toscana, alla periferia sud-est della città, in uno stabile in affitto dalla Fiamma Tricolore, tra manifesti di Iannone (creatore di CasaPound a Roma) e Radio Bandiera Nera.
Dal Corriere di Bologna: "si definiscono 'antimperialisti, anticlericali, fascisti e fieri di esserlo'. Revisionisti se - spiegano - per revisionismo si intende raccontare la verità sulle foibe [9]. 'A Bologna siamo all'inizio, nonostante sia una città a noi ostile, siamo convinti di poter fare molto', spiega Carlo Marconcini, ideatore del centro sociale e voce della radio insieme ad Alex Vignali, che aggiunge: 'CasaPound nasce anche per occupare, ma per farlo ci vogliono i numeri e noi, a Bologna, forse non siamo ancora abbastanza. Ci sono i transfughi di Azione Giovani, ragazzi che frequentano Forza Nuova, gli oramai ex Fiamma come noi, ci sono le ragazze di Donne Azione e quelli del Blocco studentesco'. In tutto, per ora, una trentina di camerati 'duri e puri', che rifiutano di avvicinarsi alla Destra di Storace, che definiscono 'amici con percorsi diversi' i militanti di Forza Nuova e che di Alleanza Nazionale sentenziano: 'sono nulli'".
Non so quant* hanno voglia di ritrovarseli vicini al Gay Pride. Dico così per dire, ovviamente. Perché - per intanto - i segnali di "dialogo" da parte di costoro mi sembrano veramente poco incoraggianti: alcuni manifesti con i puraido in bella mostra sono stati imbrattati con svastiche e scritte affatto dialoganti [10].



[1] Qui e qui trovate la spiegazione del termine puraido, se ho ben capito la translitterazione della parola katakana ovvero orgoglio (pride).
[2] Il concetto di "rottamazione" applicato al camerata Italo mi viene da Paola Guazzo, che ringrazio.
[3] E tra l'altro è stato scritto "a tappe" (cerco di chiuderlo oggi, venerdì 30): il solito poco - anzi pochissimo - tempo e tante altre spiacevolissime urgenze verso le quali ho cercato di convogliare le mie energie in esaurimento. L'ultima notizia è che i testimoni della morte di Hassan Nejl sono stati prontamente "rimpatriati" in Marocco con un volo dall'aeroporto di Malpensa.
[4] Ho sempre avuto delle grosse perplessità circa il termine islamofobia. Lo uso per semplicità, perché oramai è entrato nel dibattito corrente e tutt* ne capiscono il senso.
[5] Tutt'al più posso immaginare che le lesbiche, pur di destra, rifiutino il ruolo di madre, moglie, angelo del focolare con scopa e ramazza rivendicato, anche pubblicamente, da altre appartenenti al genere femminile. Se è una mia pia illusione non esitate a comunicarmelo.
[6] Ad esempio qui.
[7] Basti pensare all'omicidio di un ragazzo a calci e pugni ad opera di un gruppo di fascisti vicini a Forza Nuova fatto passare per atto di bullismo, al quasi linciaggio di alcune trans romane ad opera di una folla inferocita sotto lo sguardo compiacente della polizia, ad Almirante (antisemita, fucilatore di partigiani/e e terrorista) che diventa un "esempio da seguire", agli attacchi con bombe molotov ai cosiddetti "campi nomadi" in diverse parti d'Italia in seguito alla falsa notizia (strombazzata dalla maggioranza dei media) dell'ennesimo rapimento di un bambino da parte di una zingara, e infine alla morte di Hassan nel Cpt di Torino (che è solo l'ultima di una lunga serie) e al "rimpatrio" degli unici testimoni ...
[8] Probabilmente chi ha schizzato questo ritratto del "camerata Italo" non ha letto George L. Mosse, Sessualità e nazionalismo (1982).
[9] Peccato che la verità sulle fobie sia già stata raccontata. E bene. Vi invito a leggere l'articolo di Claudia Cernigoi, Il pozzo artificiale, pubblicato sull'ultimo numero di Zapruder (che ho segnalato
qui) e il sito La Nuova Alabarda, che trovate qui di fianco in Segnaletica.
[10] Qualcun* ovviamente potrebbe obiettarmi che non si tratta del manifesto con il camerata Italo. Content* voi ...
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domenica 25 maggio 2008

Allarmi siam fascisti ...



Postfascisti???

Questo è il manifesto affisso a Milano da Alleanza Nazionale in questi giorni: Giorgio Almirante un esempio da seguire? E intanto il neo-sindaco di destra Alemanno (che fu instancabile organizzatore dei funerali di Almirante alla fine dei quali Gianfranco Fini pronunciò un accorato elogio funebre) propone di dedicare a Giorgio Almirante una via della capitale. Un'analoga proposta del nostalgico di turno di qualche anno fa in quel di Grosseto ebbe esito negativo. Ma sembra che i tempi siano cambiati. E la memoria è (sempre più) corta.
Allora se anche già in tanti lo hanno fatto, vorrei ricordare anch'io chi è questo "grande italiano", questo "esempio da seguire": caporedattore del Tevere (periodico che, ben prima delle leggi razziali del '38, portò avanti una massiccia campagna antisemita), segretario di redazione della rivista Difesa della razza (i cui redattori furono tutti firmatari del famigerato Manifesto della razza, base "teorica" delle leggi razziali promulgate dal fascismo di lì a poco), funzionario di spicco della Repubblica Sociale di Salò, massacratore e fucilatore di partigiani, nel '45 fondatore dei Fasci di azione rivoluzionaria, poi segretario del Movimento sociale italiano.
Ricordo di aver visto da qualche parte una sua vecchia foto degli anni 70 (che ho cercato inutilmente nel web) con un giovanissimo (e già "promettente") Fini. Di quegli anni è anche il coinvolgimento di Almirante nella strage di Peteano, la sua colpevolezza fu provata ma se la cavò dapprima con l'immunità parlamentare poi con un'amnistia praticamente ad personam. Concordo pienamente con chi propone che l'unica via che gli si può dedicare è questa: via Giorgio Almirante terrorista.
Assunta Almirante sarà di tutt'altro avviso, ovviamente. Non ho notizia di sue recenti esternazioni, ma basta leggere il suo libro Giorgio. La mia fiamma e la presentazione che ne fece Stefania Craxi in occasione dell'incontro pubblico per l'uscita del volume nel giugno del 2005: "Già il titolo del libro lascia capire il contenuto [...] E' un bel titolo, con tanto di doppio senso [...] la fiamma è quella del Movimento sociale italiano, la creatura di Giorgio Almirante, che l'aveva costruita mattone su mattone, comizio dopo comizio, con infinita pazienza, fede, coraggio. Ma la fiamma di Assunta è lui Almirante, l'uomo Almirante [...], un gran signore. Ma anche la fiamma che sta nel simbolo del MSI è un amore di Assunta [...]. Perché la fiamma aveva, è vero, una reminiscenza fascista, ma era il simbolo della purezza che Giorgio aveva voluto far rivivere, quei sentimenti di onore e italianità che avevano portato tanti giovani a combattere, e anche morire, sotto le insegne della Repubblica di Salò. Attraverso mille parole d'amore Assunta ci restituisce un Almirante come veramente era [...]. La storia della sua vita che lei ci racconta è una storia di felicità, di una donna che si sente baciata dalla fortuna, perché ha trovato l'amore e questo amore l'ha accompagnata tutta la vita e ancora la sorregge con il calore del ricordo".
Non credo di dover aggiungere altro...


venerdì 23 maggio 2008

Fascismo, sessismo e pulizie securitarie


Ieri sera a Bologna si è tenuto un presidio (indetto da Mujeres Libres, collettivo di giovani militanti femministe), sotto la bella scalinata del Pincio (che da via Indipendenza conduce al Parco della Montagnola), dove era prevista una "pubblica discussione" di Alleanza Femminile su "vivibilità e sicurezza".
Per diradare ogni equivoco (se ce ne fosse bisogno): non si tratta di quell' Alleanza femminile - associazione democratica, apartitica e aconfessionale - che aveva come scopo l'azione in favore del suffragio femminile e che, nata nel 1902, aveva avuto tra le fondatrici Anna Maria Mozzoni e Argentina Bonetti Altobelli (militante socialista, segretaria, tra l'altro, della Federterra, associazione sciolta dal regime fascista). In sintonia con i tempi l'Alleanza Femminile è in questo caso la costola femminile di Alleanza Nazionale, che ieri sera ha dato pietosa mostra di sé: dopo un breve e confuso intervento di una delle rappresentanti femminili di questa inquietante organizzazione - e numerosi interventi dei (veri) maschi del partito che hanno blaterato su sicurezza e degrado -, le nuove paladine dell'ordine patriarcale e della pulizia securitaria, hanno imbracciato scope e ramazze e si sono dedicate alla pulizia della scalinata.
Nonostante tutto questo fosse già annunciato nel programma della serata, vederlo è stato per tutte quantomeno scioccante. E preoccupante.
Per non parlare del clima (pesantissimo) di intimidazione, dell'identificazione di molte delle (poche) manifestanti, del nutrito schieramento di polizia e Digos che ha tentato (invano) di tenere lontano il dissenso.
Per fretta, urgenza di dedicarmi ad altro e ineliminabile senso di nausea che mi provoca il solo ripensare alla serata, lascio a voi tutt* ulteriori commenti.
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lunedì 19 maggio 2008

Contro ogni fascismo



Verona, 17 maggio 2008*

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Rinvio a :

Squadrismo a Verona
Un omicidio terribilmente politico
Enciclopedia della neolingua: Ideologie
Verona 17 maggio
Memoria per dimenticare
Forza Nuova e gli assassini di Verona
Report e foto

* Grazie a Martina Guerrini per avermi inviato questa foto della manifestazione antifascista di sabato, alla quale mi è stato impossibile essere fisicamente. E grazie per averla scattata nel quartiere Veronetta, quartiere "migrante" della città. Il quartiere che il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, vorrebbe "ripulire".
Le sue strade sabato sono state attraversate da due cortei, quello antifascista indetto dall'Assemblea cittadina e quello promosso dal Coordinamento migranti di Verona.
Mi dicono che, dalle finestre, la gente applaudiva.
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giovedì 15 maggio 2008

L'estraneo tra noi. La figura dello zingaro nell'immaginario italiano

Oggi a Napoli una manifestazione delle reti antirazziste ha denunciato gli assalti di questi giorni ai danni di vari campi nomadi nella periferia orientale della città innescati dal presunto tentativo di rapimento di una bambina da parte di una "zingara".
Ed è l'immagine del rapimento di un bambino da parte di una carovana di zingari - un'illustrazione di Achille Beltrame per un numero del 1909 de La Domenica del Corriere - che campeggia nel manifesto della mostra curata dal Centro Furio Jesi dal titolo “L’estraneo fra noi. La figura dello zingaro nell’immaginario italiano”.
La mostra, che ripercorre l’antigitanismo nella società italiana tra Ottocento e Novecento attraverso pagine di giornali, copertine di riviste, romanzi e libri per l'infanzia, fotografie, documenti scientifici e altro materiale, verrà inaugurata domani pomeriggio alle 18 a Bologna, all’Archiginnasio di piazza Galvani 1, con la partecipazione - tra gli altri - del curatore Mauro Raspanti.
Nella nota introduttiva al catalogo della mostra si sottolinea come " A lato di quelle figure concrete, con le loro abitudini e i loro comportamenti, con i loro pregi e i loro difetti, che oggi chiamiamo Rom e che almeno dal 1422 fanno parte a tutti gli effetti della storia italiana, esiste un'altra figura che si affianca loro e che spesso si sovrappone alla realtà: l'immagine dello "zingaro". Termine ancor oggi dall'etimologia controversa, ma che indubbiamente nel corso del tempo ha condensato in sé una seria di stereotipi, quasi sempre negativi [...]. Questo termine è qui utilizzato consapevolmente nella sua carica straripante di pregiudizi, e che in questo contesto riteniamo pienamente legittimo. Lungi dal definire un'essenza della cultura Rom, rimanda piuttosto a un rapporto fra due entità egualmente costruite: il buon cittadino italiano e la sua controparte negativa, il nomade zingaro senza patria. In questo complesso gioco relazionale, i Rom diventano l'emblema del non cittadino, dello straniero interno, di cui non ci si può fidare, la cui sola presenza genera insofferenza e inquietudine e diventa essa stessa ingombrante e da eliminare".
Ed è questa figura dello "zingaro" che la mostra indaga, attraverso i vari "sguardi" che dall'Ottocento a oggi l'hanno "costruita" e definita come "estranea": dallo sguardo della stampa popolare (di cui l'illustrazione di Beltrame è un esempio), dallo sguardo scientifico (tra gli altri Cesare Lombroso in L'uomo delinquente), lo sguardo razzista (con, ad esempio, diversi articoli tratti da La difesa della razza), allo sguardo letterario (il romanzo Zingari di Mario Almirante, padre del più noto Giorgio) allo sguardo dei media. E di questi ultimi (da La Padania passando per La Repubblica a Il Secolo d'Italia) viene seguito il filo rosso di quello che sembra essere uno dei più tenaci stereotipi riguardanti gli "zingari" come "ladri di bambini". "E' come un fantasma in sonno, periodicamente destato da "notizie" che, opportunamente diffuse dai mass media, diventano leggenda metropolitana, passaparola linguacciuto, senso comune. Durante l'estate dello scorso anno si è consumato l'ultimo episodio di isteria collettiva. Su una spiaggia di Isola delle Femmine, alle porte di Palermo, un gruppetto di nomadi "invade" uno stabilimento balneare per chiedere l'elemosina. E' sabato pomeriggio, e la spiaggia è piena di bambini. Uno di questi si avvicina incautamente a Maria Feraru, 45enne cittadina romena residente nel trapanese. Una donna inizia a urlare, attirando l'attenzione dei presenti. Sarà lei a sostenere che la "zingara" aveva nascosto il bambino sotto la gonna. Dopo una breve fuga, l'accusata viene catturata dai carabinieri e tradotta in carcere". Qualche giorno dopo il caso si smonta, la donna viene rilasciata ma se "il caso è chiuso [...] i giornali ne avevano già spolpato la carcassa, mentre il veleno correva anche sulla rete". E se "la diceria che gli zingari rubino i bambini non trova riscontro nella giurisprudenza italiana [...] la credenza permane nell'immaginario collettivo, e il comportamento della stampa non aiuta a sradicare questo luogo collettivo".
Un titolo de La Padania (31 Luglio 2007): Emergenza nomadi. Ladri di bambini sulle nostre spiagge ...



Dal 16 maggio al 21 giugno.
Info: Scuola di Pace 051 491953

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Articoli correlati in Marginalia:

Disimparare il razzismo
Il delirio razzista
La pelle giusta
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domenica 11 maggio 2008

Lastregadabruciare

Ieri pomeriggio le amiche e compagne di a/matrix hanno voluto ricordare, con un incontro alla Casa Internazionale delle donne, Ornella Serpa, morta improvvisamente venerdì scorso in un pronto soccorso romano. E in questi giorni l'hanno ricordata in tant*, tutt* coloro che avevano condiviso con lei - magari anche senza conoscerla personalmente -, un pezzetto della sua vita, delle sue battaglie: donna non-biologica, attivista sex worker, femminista ...
Frammenti che ricompongono un'esistenza: qualcun* la ricorda tra le prime militanti di Facciamo Breccia, altre alla manifestazione romana del 24 novembre scorso quando con altre impedisce la presa del palco da parte delle "ministre" [1], altr* ancora per gli articoli non scontati scritti su Liberazione. Dalle foto guarda (ancora) curiosa. Interroga.
Come ci ricordava qualcuna ieri sera via mail, Ornella era anche iscritta con un nick "inconfondibile" nella mailing list del gruppo di lavoro sul razzismo nato da Flat : lastregadabruciare.
Un altro pezzetto. A colmare (un poco) il vuoto.


[1] Del resto Ornella era stata tra le firmatarie dell'appello che aveva portato alla manifestazione del 24 novembre.

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Giovedì 15 maggio dalle ore 19.30 a Bologna da Betty&Books (Via Rialto 23/a ), Sexyshock, Mit, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Fuoricampo Lesbian Group e Antagonismo gay invitano tutt* a una serata per ricordare Ornella: proiezioni, letture e chiacchiere.

Un'occasione speciale per ricordare Ornella, una donna coraggiosa che non c'e' piu'.
Non una commemorazione, ma la voglia e l'esigenza di fare un piccolo di gesto, come molt@ in Italia hanno fatto e faranno, per rendere visibile e pubblico un percorso individuale e le tante imprese collettive ricche, importanti, conflittuali, articolate che lei ha attraversato.

Ornella, insieme a tant@ altr@, si e' battuta per inventare nuovi diritti: esponente importante del movimento trans, attivista per i diritti delle sex workers, femminista, occupante di case, e molto altro.

Proiezione:
la voce di Ornella in Ni Coupable, Ni Victime, un video box realizzato durante le conferenza europea per i diritti delle sex worker in Europa.
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martedì 29 aprile 2008

"Volevate braccia, arrivano persone": no ai confini, no alla precarietà, no alle nuove ineguaglianze


Questa foto [1] dello striscione - che ho trovato bello - dello spezzone migrante di Brescia alla manifestazione del 25 aprile a Verona, mi è sembrata l'immagine giusta per rinviare al MayDay, la manifestazione transnazionale di migranti e precari che si terrà anche questo primo maggio in varie città europee, e tra queste Milano [2].
Una giornata per mettere al centro la lotta contro la diffusa precarizzazione dei/delle "giovani" (termine che ha oramai poco a che fare con l'effettiva età anagrafica, si è giovani, in quanto precari, anche a 40anni) e la discriminazione contro i/le migranti in tutta Europa e non solo. Quest'anno saranno, significativamente, i/le migranti ad aprire la manifestazione.
Una bella occasione per continuare a stabilire relazioni e momenti di lotta comuni tra precari e precarie, nativi/e e migranti ... [3].
Io stavolta non ci sarò fisicamente, perché già da tempo mi ero impegnata a partecipare ad un'altra interessante (e credo utile) esperienza e cioè il laboratorio di genere e intercultura Incontrar/si: etica, politica a poetica dell'incontro, che si terrà a Prato dall'1 al 4 maggio 2008 (a Villa Fiorelli, Parco di Galceti).
Qui di seguito il programma se, dopo la manifestazione di Milano, qualcun* vuole raggiungerci:


Giovedì 1 maggio
Sistemi di rappresentazione
Ore 9,30-10,45
Renato Busarello: “Violenza e costruzione del maschile”
Anna Passarini: “Mi vedo in Televisione e dunque Sono: Rappresentazione e identità”
Ore 10,45-11,15
pausa caffè
formazione di 2 gruppi di discussione
Ore 11-13
1° gruppo con Renato Busarello e Lorenzo Bernini
2° gruppo con Anna Passarini, Elisa Coco, Francesca Manieri
Ore 13 pranzo
Ore 15-17
Continuazione dei workshop
Ore 17,30-18,30
Federica Frabetti: "Spettri del queer. La queer theory tra performatività e disorientamento"
Ore 20 CENA
Ore 21,30
La quarta via. Incontro con la scrittrice Kaha Mohamed Aden

Venerdì 2 maggio
Narrative dell’alterità
Ore 9,30-10,45
Anna Maria Crispino: “Trasposizioni di Rosi Braidotti”
Ambra Pirri: “Perché Mahasweta Devi”
Ore 10,45-11,15
pausa caffè
formazione di 2 gruppi di discussione
Ore 11-13
1° gruppo “Al cuore di un’agenda etica” con Anna Maria Crispino
2° gruppo “11°: Non addomesticare l’altro” con Ambra Pirri, Alessandra Marino,Vincenza Perilli
Ore 13 pranzo
Ore 15-17
Continuazione dei workshop
Ore 17,30-18,30
Fabrizia Di Stefano: "L’in-contro e l'oggetto. Il molteplice della differenza sessuale alla prova delle relazioni"
Ore 20 CENA
Ore 21,30
Incontri ravvicinati di altro tipo. Festa organizzata dalle Fiorelle Acrobate

Sabato 3 maggio
Ore 9,30-12,30
Discussione sui temi dell’incontro
con Clotilde Barbarulli e Liana Borghi
Ore 13 pranzo
Ore 15-17,30
Sarah Ahmed: "Multiculturalism and the Promise of Happiness/Multiculturalismo e la promessa della felicità
Ore 18-19,30
Stesura delle mappe concettuali sugli argomenti trattati
Ore 20 CENA
Ore 21,30
Incontro con la scrittrice Igiaba Scego

Domenica 4 maggio
Ore 9,30-13,00
Incontrarsi. Discussione sui temi dell’incontro e sulle mappe, coordinano le Fiorelle Acrobate

Per prenotazioni (è possibile anche pernottare il 30 aprile)
e informazioni:
Liana Borghi, e-mail liborg@unifi.it
cell. 338 6237094
oppure Clotilde Barbarulli,
CNR 055/452841; 055/486152
Materiali di studio e costi di partecipazione reperibili su http://xoomer.alice.it/raccontarsi

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[1] Per la foto (e non solo ...) grazie a Martina Guerrini
[2] Concentramento in piazza Ticinese, ore 15
[3] La lunga lista delle auspicabili alleanze continua ...
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