Ci è appena giunta notizia dell'uccisione (avvenuta a Sirte, sua città natale) di Muammar Gheddafi. In questi anni non gli abbiamo certo fatto sconti, pur ricordando quello che comunque è stato, ha fatto, ha rappresentato. Ora la sua morte - atto finale di una guerra neocoloniale feroce e ipocrita che un'altra ne ricorda -, così come il compiacimento meschino di chi in tempi utili gli baciava la mano, ci fa vomitare.
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1 commento:
La morte di un essere umano, di un uomo che ha fatto la storia, di un avversario viene festeggiata con lo stesso frastuono chiassoso con cui si festeggia uno scudetto o una vittoria elettorale. Ci stiamo privando del senso delle cose, della misura della Storia, della nostra capacità di esprimere dignità e compassione. Una prima pagina oggi (c'è la foto di un cadavere? ma è venuta bene, almeno?), domani si torna a discutere di veline...
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