Noi non siamo complici!, lo slogan usato durante il primo presidio itinerante di donne verso il Cie di via Mattei a Bologna il 13 ottobre scorso, è diventato un nome collettivo. Con questo nome è stata lanciata la proposta di una serie di iniziative locali in occasione del 25 novembre 2009 - giornata internazionale contro la violenza sulle donne - per denunciare la violenza che le donne migranti subiscono dentro e fuori i Centri di identificazione ed espulsione ed esprimere solidarietà fattiva a quante, come Joy ed Hellen, si ribellano. a queste violenze. Il 25 novembre, oltre che a Bologna, un presidio itinerante di donne, femministe e lesbiche ci sarà anche a Roma . Partenza alle 16 dalla stazione Ostiense, con un volantinaggio sul treno che porta verso il Cie di Ponte Galeria, dove il presidio itinerante si farà stanziale con musica e parole, voci, denunce e testimonianze. Di seguito il volantino di convocazione, che appena risolti alcuni problemi tecnici sarà inserito anche in noinonsiamocomplici, il blog collettivo nel quale man mano daremo notizia delle diverse iniziative di donne, femministe e lesbiche contro le violenze dentro e fuori i Cie.
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Nella tua città c'è un lager. Alle porte di Roma, tra il Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c'è il Centro di identificazione ed espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria dove vengono rinchiuse, in condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso il lavoro. Con l'approvazione del “pacchetto sicurezza” e il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell'estate, sono scoppiate numerose rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi “lager della democrazia”. In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e l'autodeterminazione di Joy. Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita. Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte al silenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in quanto rappresentanti dell'istituzione, si sentono liberi di abusare delle recluse. Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne: perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla sopraffazione che sfocia nell'abuso del corpo e nell'offesa della mente. Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro – il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri. Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite sull’equazione razzista “clandestino uguale stupratore”, né delle leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste. Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.
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Nella tua città c'è un lager. Alle porte di Roma, tra il Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c'è il Centro di identificazione ed espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria dove vengono rinchiuse, in condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso il lavoro. Con l'approvazione del “pacchetto sicurezza” e il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell'estate, sono scoppiate numerose rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi “lager della democrazia”. In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e l'autodeterminazione di Joy. Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita. Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte al silenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in quanto rappresentanti dell'istituzione, si sentono liberi di abusare delle recluse. Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne: perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla sopraffazione che sfocia nell'abuso del corpo e nell'offesa della mente. Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro – il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri. Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite sull’equazione razzista “clandestino uguale stupratore”, né delle leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste. Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.
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6 commenti:
vedo che quest'anno è sopravvenuto un miglioramento e finalmente si chiama con il nome internazionale di "violenza sulle donne" e non di "violenza MASCHILE sulle donne" ;-)
(anche perchè le donne che fanno violenza sul totale delle persone violente sono percentuale a 2 cifre!! era una negazione della realtà oltre che aperto sessismo quel "maschile"!)
magari qualche altro anno e si potrà anche dire che la tecnologia e la democrazia di matrice illuminista hanno liberato le donne e non il femminismo
e che le attuali donne del ceto medio italiano di 20-30-40 anni hanno goduto i privilegi legislativi rosa senza essere danneggiate dalle convenzioni culturali patriarcali (sono cioè i giovani maschi attuali ad esser stati discriminati).
ma vabbeh... per ora difendiamo le donne migranti,
ultime tra gli ultimi.
(loro si.. altro che le femministe rampolle di colti e ricchi professionisti liberal che frignano chiedendo privilegi facendosi scudo della contadina dell'800 o della ragazza mutilata ai genitali in Africa..)
p.s.
sai che mi suona male quel "lesbico" insieme a femminista?
una dovrebbe indicare una preferenza sessuale, l'altro un'ideologia politica.
mi pare auto-ghettizzante.
cmq, problemi loro/vostri.
sono un'attuale donna del ceto medio-basso italiano di 20-30-40 anni.
sulle percentuali delle donne che fanno violenza, ho il dubbio che le cifre siano chiare, anche se tu usi due punti esclamativi.
e io amo i maschi,
quando non sono orribili nel fisico nelle parole nelle volgarità nell'aggressività nella menzogna nella sudditanza nel compiacimento dell'illegalità.
amo i maschi che non respingono ai margini
le donne con insulti e scherni
se quelle non appaiono degne d'esser preda del loro scurrile imperio virile.
non ho goduto di particolari privilegi legislativi,
neppure delle maternità rosa,
e sono italiana.
sai studiavo
a caro prezzo
e i giovani maschi
privilegiati,
tuttalpiù
provano solidarietà
solo per le migranti,
che fa tanto
radical chic.
per Socialista Eretico: saranno tre (dico tre) anni che ogni tanto ti affacci in Marginalia e il 99% delle volte è per parlare del "sessismo" del femminismo eccetera. E ogni volta mi costringi a dire le stesse cose: che ci siano alcune che possano avere una visione naturalistica della cosa non lo escludo, ma parlare di "violenza maschile" è stato un passo obbligato e necessario. Bisognava cioè nominare chi compie violenza e su chi. Non so a quali statistiche ti riferisci ma la violenza di cui parliamo viene esercitata quasi esclusivamente da uomini su donne (dati Istat e altri). Personalmente dal punto di vista teorico preferirei parlare di "violenza sessista", ma condivido la necessità di nominare chi esercita e chi subisce violenza. Per quanto riguarda invece la parola "lesbica" questa non ha (solo) il senso di "scelta sessuale". Molte donne la rivendicano come definizione politica. Dovresti leggere un po' di testi teorici sul lesbismo, almeno da Wittig in poi ...
per Gioraro: grazie cara, illustrazione perfetta del maschietto italiano, anche "di sinistra" ... sai, quelli che leggevano/leggono Angela Davis e poi si fanno lavare i calzioni dalle mogli ;-)
Per i "privilegi" pochini anch'io, se non quelli che mi vengono, mio magrado, dalla cosiddetta whiteness ...
A proposito di presidi itineranti, è stato proposto un presidio a Montalto per la fine del mese, per i fatti accaduti nella ridente cittadina nota alle cronache giovanili no nucleare, cercate un link qualunque...io aggiungo i fatti di oggi, da Viterbo e provincia...
Questa è l'attuale cronaca dal viterbese. Ci tengo a precisare che
Erinna è l'unica associazione presente e riconosciuta in tutta Viterbo e provincia e non conta su una casa di accoglienza.Chiedete direttamente ad Erinna quali siano i fondi di cui "gode" e di cui godono le donne, sottoposte a violenza...Quando leggo infinite discussioni su passeggiate
processioni e giornate nazionali, famo namo...e dispute sulle iniziative da mettere in campo...beh...fremo.Montalto, Viterbo val bene una messa...in campo. E senza passeggiate, si sta ferme e non in silenzio.
Scusate.
Doriana
Sei anni e nove mesi di condanna, più una provvisionale di 25 mila euro. Questa la sentenza emessa dal collegio dei giudici Italo Centaro, Franca Marinelli e Salvatore Fanti nei confronti di B.C., romeno di 30 anni accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e lesioni nei
confronti dell’ex moglie. I fatti si riferiscono al 2005, ma la signora denuncia il marito alle autorità un anno dopo.
La donna racconta di violenze quotidiane, fatte di botte continue e violenze. Si rivolge anche ai servizi sociali del Comune di Viterbo e
all’associazione Erinna, che difende le donne dalla violenza domestica. Ieri in aula, per la parte civile, c’erano l’avvocato Laura Menghini (a rappresentare appunto l’associazione) e il legale Cipriana Contu per la
signora rumena. A far scattare la molla della denuncia di Irina (nome di fantasia) l’episodio più tragico, in cui l’imputato – difeso
dall’avvocato Lorenzo Bocchino – la violenta alla presenza di una delle due bimbe che hanno avuto insieme, quella di tre anni. La minore, successivamente, sarà ascoltata dallo psicologo dei servizi sociali del Comune di Viterbo, e lei confermerà di aver assistito al fatto. Il marito, dopo la denuncia, è sparito e attualmente di lui non si è
avuta più nessuna traccia. Ieri per lui la condanna a sei anni e nove mesi di carcere - come richiesto dal pm Renzo Petroselli – più al pagamento delle spese sostenute dall’associazione Erinna, pari alla somma di 2000 euro e ad altri 25 mila euro di provvisionale all’ex moglie.
cara v,
i dati istat io li ho letti e smontati. ti rimando il pdf se vuoi così appure da te stessa come sono fatte le statistiche .
(sai qualcuno è mediatico, qualcuno ragiona ancora sul reale)
La necessità di individuar un colpevole in carne ed ossa a me porta alla mente svariate cose e non certo di Sinistra.. ma non avendo tempo di litigare sorovolo.
permettimi poi.. se tu leggessi un po' altri testi di altri temi oltre ai femministi non sarebbe male.
ma se proprio vuoi fossilizzarti sulla questione di genere ti invito quantomeno a guardare anche l'altra parte(per quanto io non la condivida lo stesso) come Rino Della Vecchia e Fabrizio De Marchi.
ciao
p.s.
signore le chiacchiere stanno a zero,ci sono privilegi garantiti per legge al genere femminile. voi magari non ne avrete usufruito(tante femministe pasciute a fondi pubblici si, così come tante "quote rose" incompetenti preferite a maschi competenti) ma il problema è che lo Stato laico e democratico garantisce delle leggi di discriminazione.
se non vi suscita ribrezzo... dovreste seriamente valutare l'iscrivervi a qualche partito fascista.
In quanto a me , cara V., i miei rapporti con la Sinistra sono regolati da continue prove di forza: i militonti di ogni specie mi detestano e mi attaccano ma non possono farci nulla perchè quando si valutano la coerenza delle mie idee con la triade "libertà , uguglianza, fratellanza" .. chi è Sinistra in sostanza e chi è Sinistra solo per nome .. si vede esplicitamente.
non a caso io posso continuar a dire le cose che dicevo anni fa,
le Sinistre sono scomparse dal Parlamento e te hai cambiato definizione(percorso necessario? ammettere l'errore no eh?)
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