"A questo punto della decolonizzazione del cyberspazio, si presenta la necessità di attività separatiste. In questa fase iniziale, le donne devono provare a sviluppare i loro spazi di lavoro e apprendimento. Questo tipo di attività ricorre in tutti i periodi di decolonizzazione territoriale femminista, e si è rivelato molto produttivo. Il separatismo dovrebbe essere ben accolto tra le cyberfemministe [...]. Bisognerebbe far presente che il separatismo tra gruppi minoritari (e privi di potere) non è una pratica negativa. Non è sessista, non è razzista [...]. C'è una differenza precisa tra l'usare l'esclusività come parte di una strategia per trasformare una percezione o un modo d'essere specifici in un universale e l'usare l'esclusività come modo per sfuggire a un falso universale (precisamente uno degli obiettivi del cyberfemminismo separatista). C'è anche una netta differenza tra l'usare l'esclusione come mezzo per mantenere le strutture di dominio e l'usarla come mezzo per minarle alla base [...]. Allo stesso tempo, il separatismo può raggiungere un punto in cui diventa controproducente [...]. La storia si ripete secondo un ciclo positivo, nel quale le filosofie, le strategie e le tattiche dell'avanguardia femminista del passato aspettano di essere vivificate e riportate alla precedente efficacia [...]. Un'anarchia epistemologica e ontologica, celebrativa e aperta a ogni possibilità, si sta facendo strada nel cyberfemminismo. Il dogma deve ancora solidificarsi. Al contempo, il territorio è ostile, dato che l'oro dell'età dell'informazione non sarà consegnato alle donne senza lotta [...]. L'ingresso ai singoli è consentito se si hanno l'educazione, l'hardware e il software necessari; l'ingresso per le nazioni richiede che si abbiano infrastrutture accettabili e, in misura minore,, anche un'ideologia accettabile. Di conseguenza si ripete anche un ciclo negativo, perchè le donne che si sono fatte spazio nei cyberterritori sono generalmente anche quelle che hanno vantaggi economici e culturali in altri territori, sono vantaggi garantiti dalla posizione di classe, che si lega intimamente alla posizione culturale e all'appartenenza razziale [...]. Conoscere e capire la storia della lotta delle donne (insieme ad altre lotte relative alle relazioni di classe e razza) è essenziale, non solo come risorsa per le strategie e le tattiche, non solo per migliorare le risposte tattiche alle questioni del cybergenere, ma anche ppper evitare che le nuove costruzioni di genere che marcano questo nuovo territorio nella sua interezza (non solo nei suoi domini virtuali) cadano nello stesso ciclo del passato [da Faith Wilding e Critical Art Emsemble, Note sulla condizione politica del cyberfemminismo in F. Timeto, Culture della differenza. Femminismo, visualità e studi postcoloniali. L'articolo originale, Notes on the Political Condition of Cyberfeminism, pubblicato in Art Journal (2, 1998) è reperibile online QUI.]
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