Nella frase di Nawal El Sadaawi (tratta da un articolo pubblicato da The New Yorker) è tragicamente riassunto quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni in Egitto e la delusione e la rabbia di chi, come Nawal El Sadaawi stessa, vedevano nella rivoluzione scoppiata in gennaio "un sogno". Le donne, dall'inizio in prima fila nelle rivolte, vedono ora disattese in maniera brutale quelle che erano state le loro rivendicazioni, ovvero uguaglianza dei sessi, ruolo non subordinato della donna nella vita politica e civile, una legislazione e una costituzione che garantiscano libertà e diritti per tutte/i le/i cittadini, senza differenza di sesso, origini, credo religioso. Durante la manifestazione in piazza Tahrir dell'altro ieri, otto marzo, organizzata (come vi avevamo segnalato), da attiviste e attivisti per denunciare il rischio che il nuovo assetto politico-militare si traducesse in un rafforzamento del dominio patriarcale, vi è stata una contro-manifestazione di un nutrito drappello di uomini. Questi hanno attaccato le/i manifestanti, strappato manifesti e striscioni, malmenato e molestato alcune donne e urlato slogan quali "La rivoluzione non sarà laica!", Non ci sarà mai in Egitto un presidente donna!" e "Rientrate a casa a far da mangiare!", oltre al classico "Qualunque cosa accada continueremo a scoparvi". Forse non si poteva immaginare una tale violenza, fisica e verbale, ma segnali preoccupanti erano stati colti da tempo, come è emerso anche nei collegamenti in diretta con attiviste egiziane dal Cairo e da alcuni interventi in sala durante la giornata No Hagra! No tirannia!. In particolare Francesca Biancani ha sottolineato come dagli emendamenti proposti dalla nuova coalizione costituitasi in Egitto dopo la rivoluzione (e per approfondimenti rinviamo al sito - in inglese/arabo - dell'Egyptian Center of Women's Rights), emerge un' esclusione di fatto sia delle donne come dei/delle "non-egiziani" (e dei/delle non eterosessuali). Il nuovo presidente infatti, dovrà essere " nato da due genitori egiziani e non potrà sposare che una donna egiziana".
4 commenti:
..c'è poco da aggiungere a questo ottimo post (se non forse un "me l'aspettavo!"). Ecco perché faccio sempre un pò di resistenza a parlare immediatamente di "rivoluzioni"; spesso si configurano solo come mutamenti, un pò come i maiali di Orwell che prendono il controllo della fattoria, dopo aver cacciato il fattore...
c*
Ciao cara, proprio questo pomeriggio mentre traducevo dal francese il volantina di un'iniziativa parigina, ti pensavo ... Forse ci farai un salto (è il dibattito segnalato nel post di oggi)? Magari potresti scriverne un resoconto da pubblicare su Marginalia ;-)
Tornando a quanto scrivi a proposito dell'otto marzo a piazza Tahrir. Fermo restando le differenze enormi tra un paese e l'altro (oramai le rivolte si sono estese da un paese e l'altro dal Nord Africa al Medio Oriente), le "rivoluzioni" non sono mai "compiute": Anche quella che nella cultura occidentale è la "grande" rivoluzione, quella dei grandi diritti (libertà, fraternità, uguaglianza), ne aveva di limiti!Nonostante resta un grande momento, qualcosa che ha cambiato la faccia di un sacco di cose che non sono più state quelle di prima. E cosa più importante ha innescato altre rivolte, altre rivoluzioni ... Un certo discorso femminista credo che non ci sarebbe stato senza Rivoluzione francese, anche magari "contro" e in "polemica" con dei principi solo "astratti"
Quindi penso che quella che abbiamo visto esplodere nei paese a sud del mediterraneo è una grande cosa, epocale. Che non significa che il processo sia concluso o che il periodo di transizione non riservi sorprese anche amare. In ogni caso questo sollevamento partito dal basso (tranne probabilmente in Libia, caso a parte), è stato grandioso, perlomeno loro sono riusciti/e a fare fuori Ben Ali e Mubarak, noi siamo ancora qui a sprecare tempo e denaro per processare Berlusconi ...
sono d'accordo con te, infatti è indiscutibile la portata delle rivoluzioni dei paesi del Nord Africa e Medio Oriente, e l'esempio che fai (della Rivoluzione francese come terreno preparatorio anche per un certo femminismo) è appropriatissimo..infatti penso a Olympe de Gouges, che durante la rivoluzione francese lottava per i diritti delle donne e la fine de "l'esclavage des noirs" (scrisse pure la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina) e che hanno poi mandato alla ghigliottina..
dico semplicemente che per me hanno estrema importanza le analisi e le prospettive critiche sulle dinamiche interne ai movimenti rivoluzionari : ecco perché ho apprezzato il post di Marginalia ;)
e il mio pensiero va invece alle interpretazioni maschili -in gran parte- circa queste rivoluzioni che preferiscono ignorare la prospettiva di genere.
c*
p.s.: solo ora leggo la tua risposta, e dunque non sapevo di questa iniziativa mi spiace! :(
Carmen ma belle,
sono d'accordo con te, anche a me certe letture "maschili" mi lasciano letteralmente basita. Del resto, anche quando considerano il ruolo delle donne in queste rivolte, lo fanno con un paternalismo che mi è insopportabile. Credo che l'unica strada (come sempre) è quella che va nella direzione di un rafforzamento delle reti femministe (quelle senza fiocchi rosa ...), sforzarsi da dare visibilità e appoggio fattivo alle donne impegnate nelle lotte, far circolare quanto fanno e dicono in prima persona ...
Altra cosa: ho adorato il tuo riferimento a Olympe de Gouges, anche perché anche a lei pensavo mentre ti rispondevo (è la nostra solita "telepatia"?), sto lavorando su di lei ultimamente ;-)
Infine: guarda che l'iniziativa a Parigi è domenica prossima, il 20, quindi se vuoi andare a dare un'occhiata fai ancora in tempo ;-)))
Posta un commento