A quarant’anni dalla Strage di Piazza Fontana la violenza dello Stato cambia forme, ma non attenua la sua ferocia. Negli anni Settanta era un fenomeno anzitutto di vertici statali, di continuità istituzionali tra Fascismo e Repubblica, di tentati colpi di Stato, di bombe nelle piazze, di complotti e segreti nell’ombra. Adesso è invece un fenomeno diffuso, capillare, in gran parte alla luce del sole, articolato anzitutto sul razzismo e alimentato da tv, governi, rotocalchi, amministrazioni locali. Si consideri quanti vigili, poliziotti, carabinieri, consigli comunali sono stati protagonisti negli ultimi anni di aggressioni o provvedimenti razzisti contro rom e migranti: morti anomale, pestaggi, torture, arresti ingiustificati, intimidazioni, allontanamenti forzati, ordinanze antimigranti, prepotenze di ogni genere. Il razzismo in Italia assomiglia ormai a una Bolzaneto a cielo aperto. Ed è una «strategia della tensione» adattata ai tempi nuovi: non più di vertice, ma diffusa, a bassa intensità. Gli omicidi fascisti e razzisti sono ormai una strage a rate. Persone ignare e inermi, uccise per una parola, una sigaretta, un pacco di biscotti. Sono tante le iniziative in cantiere per il 12 dicembre, cortei sono previsti a Bologna, Milano, Venezia, Firenze (rinvio al sito dell'Aap). Intanto il 9 dicembre (alle ore 21 all'HUB, via Serra 2/c - Bologna) sarà presentato il dossier Piazza Fontana. Una strage lunga quaranta anni a cura della redazione di Contropiano
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