La cena post-laboratorio, in un posto nei dintorni della Sapienza (specialità della casa: penne alle alici con pachino e pecorino) ancora molto visual studies (& postcolonial, of course). Si è in tante, la prossimità delle feste ha facilitato i ritorni (da Utrecht, Parigi, Francoforte, città e cittadelle universitarie italiche, e altri luoghi non meglio precisati). Da un capo all'altro della tavola con le bottiglie di vino bianco passano frammenti di discorso (il calendario copto, autonarrazioni di donne provenienti dalle ex-colonie, il bel saggio di una comune amica - si scopre - sul Combahee River Collective e dintorni). Tornado a casa (si torna sempre a casa, infine, anche se è la casa di qualcun'altra, per qualche notte tua e/o di altre), in macchina, si parla ancora. Troppo tardi per andare a vedere lo spettacolo Madama Cie, e poi nessuna si ricorda dove. Lungo il percorso (Roma bellissima di notte, che banalità), chi c'era racconta del funerale di Sher Khan - stiamo passando da quelle parti - , per i giornali un barbone pachistano morto di freddo, per tanti/e un attivista, una tigre, da qualche decennio in Italia, ma pur sempre "clandestino", debilitato da uno sciopero della fame e dagli psicofarmaci che gli avevano somministrato durante l'ultimo soggiorno obbligato nel Cie di Porta Galeria. Il brunch del giorno dopo, al Pigneto, da Necci (non è più come un tempo, quando Pasolini ci giro Accattone, ma ci sono le fotografie) è più intimo, praticamente un tête-à-tête. Si parla di sesso (nella versione race, sex and class ma anche no, bien sûr) e il cibo è squisito (ed economico) ed è molto piacevole mangiare fuori (non è molto freddo), fumare e chiedere un bis di caffè. Da Tuba nel pomeriggio invece solo tè verde e mandarini, ma ci sono i libri e Zelda Bomba. Più tardi, nonostante una pioggerella che va e viene, grazie ai rendez-vous della sera prima e cellulare inaspettatamente non scarico, si riforma dalle parti di piazza Argentina un altro gruppo di discussione, che più che nomade definirei flâneur. Forse Baudelaire non avrebbe condiviso la scelta del trancio di pizza da degustare on the road, effettivamente ci va un po' di traverso quando ci imbattiamo in un manifesto del Pd che augura buona guarigione a Berlusconi, Presidente del Consiglio. Da Caliste la cioccolata calda con la panna indirizza decisamente il discorso su dolci natalizi, ricette, pranzi di Natale in famiglia e le nostre incerte e diversificate tradizioni culinarie tra empanadas, sfogliatelle napoletane e influenze arabe (forse anche kosher). Il seguito lo ometto. Link e ricette di queste geo-gastronomie femministe un'altra volta (forse). Buonanotte
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3 commenti:
Fai venire fame di cibo e chiacchiere (con te ovviamente)
ciao vincenza, grazie per aver parlato ancora della vincenda di Sher Khan. Per chi ne volesse sapere di piu' ti mando il link a due articoli di Rivera a Gubbini all'indomani della sua tragica morte, dove si ricostruisce un pò della sua specialissima biografia e si fanno le prime ipotesi sulle responsabilità della sua morte: http://ch.indymedia.org/frmix/2009/12/72789.shtml
Qui invece un articolo di Ali Rashid dopo il funerale: http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/12/articolo/2011/
Forse si riuscirà a far deporre una lapide nell'angolo di piazza Vittorio, a Roma, dove Sher Khan è stato trovato. Se in futuro siete di passaggio a Roma, fermatevi per un saluto. Intanto un bacione a te Vincenza e grazie grazie per il tuo blog e i tuoi post, sabri
Per Rosetta: presto, spero
Per Sabrina: grazie cara per i link e per la lapide dedicata a Sher Khan lo spero, importante lasciare segni nelle vie immemori delle nostre città
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