L'emancipazione malata. Sguardi femministi sul lavoro che cambia è un volume collettivo da poco edito dalla Libera Università delle donne, chiuso dalla traduzione di alcuni stralci della bella intervista di Mathieu Trachaman a Paola Tabet (intervista che vi avevamo già segnalato in Marginalia esattamente un anno fa), La banalité de l'échange. L'emancipazione malata, raccoglie alcuni dei contributi (di Ornella Bolzani, Nicoletta Buonapace, Rosa Calderazzi, Maria Grazia Campari, Manuela Cartosio, Lidia Cirillo, Lea Melandri, Paola Melchiori, Cristina Morini, Liliana Moro, Daniela Pastor) nati dalle discussioni su donne e lavoro all'interno del collettivo Donne e Politica e nei seminari organizzati dalla Lud negli ultimi anni, contributi che si prefiggono, come si legge nella prefazione, di delineare "un femminismo di qualità diversa rispetto ad altri che pure si sono occupati dello stesso tema ... La diversa qualità consiste soprattutto nella consapevolezza che non è possibile comprendere il lavoro e le sue mutazioni, né quello degli uomini né quello delle donne, se non si posiziona il proprio angolo di visuale nell'intersezione genere/classe/cittadinanza. Non esiste una 'condizione femminile' uguale per tutte, esiste una molteplicità di posizioni femminili nella gerarchia sociale". Per una puntuale lettura del volume rinviamo alla recensione di Mariagrazia Rossilli, Femminilizzazione del lavoro: tra conflitto di classe e di genere.
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Razzismo e sessismo nel mercato del lavoro in Italia
Prima le donne e i bambini (con riserva)
Per Fathia Fickri: morire di lavoro migrante
San Valentino a CasaPound
Lavorare stanca
Nessun commento:
Posta un commento