"La manipolazione del corpo e in particolare degli organi genitali, femminili e maschili, si è diffusa in tutte le civiltà e le culture, e non soltanto nelle loro forme 'primitive'. Gli uomini e le donne hanno sempre 'ritualizzato' il loro corpo, gli hanno inflitto sofferenze e impresso marchi e sigilli culturali, incidendolo quasi in tutte le sue parti. Oggi queste pratiche sono tutt'altro che estinte, come prova l'enorme diffusione in Occidente del tatuaggio, del piercing e di varie forme di modellazione chimica e chirurgica del corpo. Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, in particolare, è stato presente non soltanto in Africa e non soltanto nei paesi islamici. Anche in Occidente la prassi si è largamente diffusa. E' certo che nella civilissima Grecia e a Roma si praticavano le mutilazioni genitali sia agli schiavi che alle schiave. Lo stesso trattamento era riservato agli atleti e ai gladiatori. A partire dal XII secolo, in parallelo con le crociate, si è diffusa nell'Europa cristiana l'applicazione alle giovani spose della cintura di castità, con effetti analoghi alla infibulazione. Nel corso dell'Ottocento, sia in Europa che negli Stati Uniti, l'ablazione del clitoride e la circoncisione maschile sono state usate come rimedio alla masturbazione. La clitoridectomia è stata usata anche come cura dei disturbi psichici, come l'isteria, l'epilessia e la ninfomania. Nell'Inghilterra vittoriana l'asportazione del clitoride è stata adottata da una parte della medicina ufficiale ed è stata praticata negli ospedali psichiatrici sino ai primi decenni del secolo scorso. Anche per Sigmund Freud, è noto, l'eliminazione della sessualità clitoridea era un requisito indispensabile per lo sviluppo di una femminilità matura". (da: Danilo Zolo, Infibulazione e circoncisione, in Jura Gentium. Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, via Laura Corradi, Salute e ambiente. Diversità e diseguaglianze sociali, Carrocci, 2008).
Nessun commento:
Posta un commento