"Ci sono due cose che testimoniano la mia nascita: una fotografia e il certificato di nascita. La foto è stata scattata quando avevo poche settimane. Sto appoggiata a un cuscino su un sofà tutto verde, la testa mi penzola un po' di lato. [...] Il mio certificato di nascita ha una riga con sopra scritto il nome di mia madre e la sua età, diciotto anni. La riga destinata al nome di mio padre è stata lasciata in bianco. Ufficialmente mio padre non esiste. Almeno sulla carta è sfuggito alle proprie responsabilità nei confronti miei e di mia madre. Quando sono nati i miei genitori, i certificati di nascita avevano ancora uno spazio per specificare la razza. Per certi versi le cose sono cambiate: questo spazio non c'è sul mio certificato, dopo il mio nome. Per adesso, almeno sulla carta, sono riuscita a sfuggire a quella classificazione".
Avevo già parlato di La pelle che ci separa, il romanzo autobiografico di Kym Ragusa, afroamericana e italoamericana di New York, che racconta, come si legge nella quarta di copertina, "una storia di differenze e di conflitti, di tensioni di classe, di genere, di razza. Una storia all'intersezione fra due comunità, entrambe marginali, che a tratti l'hanno accolta e accettata, a tratti esclusa e allontanata". Ho tirato giù il libro dallo scaffale stanotte dopo che Angela D'Ottavio mi ha segnalato la presentazione del volume che si terrà il 27 aprile a Bari (alla Libreria Laterza) con la stessa Angela D'Ottavio, Caterina Romeo (che dell'edizione italiana de La pelle che ci separa è stata la curatrice e traduttrice) e Annarita Taronna. La presentazione è una sorta di introduzione al seminario su La pelle che ci separa che si terrà il giorno dopo, sempre a Bari (alla facoltà di Scienze della formazione, via De Rossi 233) con Caterina Romeo. Un'occasione da non perdere per chi ha la fortuna di essere nei paraggi.
Avevo già parlato di La pelle che ci separa, il romanzo autobiografico di Kym Ragusa, afroamericana e italoamericana di New York, che racconta, come si legge nella quarta di copertina, "una storia di differenze e di conflitti, di tensioni di classe, di genere, di razza. Una storia all'intersezione fra due comunità, entrambe marginali, che a tratti l'hanno accolta e accettata, a tratti esclusa e allontanata". Ho tirato giù il libro dallo scaffale stanotte dopo che Angela D'Ottavio mi ha segnalato la presentazione del volume che si terrà il 27 aprile a Bari (alla Libreria Laterza) con la stessa Angela D'Ottavio, Caterina Romeo (che dell'edizione italiana de La pelle che ci separa è stata la curatrice e traduttrice) e Annarita Taronna. La presentazione è una sorta di introduzione al seminario su La pelle che ci separa che si terrà il giorno dopo, sempre a Bari (alla facoltà di Scienze della formazione, via De Rossi 233) con Caterina Romeo. Un'occasione da non perdere per chi ha la fortuna di essere nei paraggi.
3 commenti:
un altro bel post, grazie!
..proprio in questo periodo mi trovo a lavorare ad una dissertation che ho scelto di fare sulla pratica artistica di una donna afro-americana (filosofa e artista) che si chiama Adrian Piper.
magari la conosci già.. e se no, magari ti piacerebbe..
lei troppo bianca per i Neri, e troppo nera per i Bianchi, ha lavorato intensamente partendo dal suo corpo meticcio, ibrido..
contestualizzandola negli anni in cui si è spinta in certe sperimentazioni, io la trovo straordinaria; e ne sto facendo un'analisi in una prospettiva di genere e razza..
buon proseguimento di giornata e buon lavoro Marginalia.. ;)
c*
No Carmen!Non conosco Adrian Piper! E nei prossimi giorno comincerò sicuramente a cercarmi qualcosa in rete/biblioteche ... Molto probabilmente mi piacerà, il tema mi interessa moltissimo (e promettimi che mi farai leggere la tua dissertation). E a te invece, se non lo hai ancora letto, piacerà molto il libro di Kym Ragusa, alcune cose sono folgoranti
Intanto hai visto che ho appena pubblicato qualcosa (anche) per te?
;-)))
grazie anche da parte mia!
Franci
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