"Ho lavorato per cambiare il mio modo di parlare e di scrivere [...], ho affrontato il silenzio e l'incapacità di essere articolata [...]. Spesso, parlando con radicalità di dominio, parliamo proprio a chi domina. La loro presenza cambia la natura e la direzione delle nostre parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Ero solo una ragazzina quando ho letto le parole di Adrienne Rich, 'questa è la lingua dell'oppressore, ma ho bisogno di parlarti'. Questa lingua che mi ha consentito di frequentare l'università, di scrivere una tesi di laurea, di sostenere colloqui di lavoro, ha l'odore dell'oppressore [...]. Noi siamo uniti nella lingua, viviamo nelle parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Avrei il coraggio di parlare all'oppresso e all'oppressore con la stessa voce? Avrei il coraggio di parlare a voi con un linguaggio che scavalchi i confini del dominio - un linguaggio che non vi costringa, che non vi vincoli,che non vi tenga in pugno? Il linguaggio è anche un luogo di lotta. Gli oppressi lottano con la lingua per riprendere possesso di se stessi, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare. Le nostre parole significano, sono azione, resistenza. Il linguaggio è anche un luogo di lotta"
bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, 1998. Traduzione di Maria Nadotti.
bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, 1998. Traduzione di Maria Nadotti.
4 commenti:
sei straordinaria, devo dirlo!
posti proprio quello che mi interessa, e che ho leggo nel momento in cui ho bisogno di leggerlo, oppure posti quello che non conosco e tramite te imparo..
quindi, in tutti i casi, c'est parfait!
c*
oddio! mi sono accorta che m'è scappata una "h" di troppo! Pardon!
;)
Cara Carmen,grazie! Fa piacere ogni tanto sapere che c'è qualcuna che non trova completamente inutile il mio scribacchiare qui :-)
... e tieniti libera verso la metà di giugno per un petit café a Paris
(ti scriverò presto via mail)
...c'è più di "qualcuna" che apprezza il tuo "scribacchiare"..!
per il petit café, certissimissimo!
à bientôt
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