venerdì 17 aprile 2009

Zingari d'Italia. Fotografie per andare oltre il pregiudizio razzista contro Rom e Sinti

Si inaugura oggi a Treviso, presso lo spazio espositivo multidisciplinare per le arti applicate XYZ, la mostra fotografica Zingari d'Italia. Curata da Fabrizio Urettini e Matteo Segna con la collaborazione di Mauro Raspanti (già curatore della mostra L'estraneo tra noi. La figura dello zingaro nell'immaginario italiano) e della Scuola di Pace di Bologna, la mostra intende, attraverso le fotografie di un gruppo di fotografi professionisti e non (Giorgio De Acutis, Fabio Del Piano, Valter Molinaro, Marco Donatiello e Eugenio Viceconte), andare oltre lo stereotipo razzista che vorrebbe tutt* gli/le "zingari/e" ladr*, rapitori di bambin* e stupratori, stereotipo che non si è fermato neanche dinanzi alla tragedia del terremoto in Abruzzo, quando molti sfollati di etnia rom e sinta sono stati pesantemente discriminati e definiti "sciacalli".
La presentazione della mostra ricorda il contesto in cui nasce l'idea della mostra: "Nel 2007, dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani per mano di un abitante del campo nomadi di Tor di Quinto, si scatenata in Italia una massiccia campagna politica e mediatica contro la popolazione Rom e Sinta. L'antico conflitto a bassa intensità contro gli zingari, da sempre percepiti come rappresentazione vivente del "corpo estraneo" -irriducibilmente asociale,"ostinatamente" diverso, insopportabilmente misero- esplode di colpo portando con sé un seguito di ordinanze di sgombero e interventi della pubblica autorità, accompagnati prima da un'attiva partecipazione dei mezzi di informazione con fotoreportages e articoli di sapore razzista, poi da disgustosi atti di violenza della popolazione "civile" (incendi dei campi e aggressioni). Durante questa campagna, ancora in corso, Giorgio_72, crea su Flickr un gruppo di condivisione fotografica chiamato "Zingari d'Italia". Oggi, a due anni dalla sua nascita il pool del gruppo conta più di ottanta membri, fotografi professionisti, amatori e occasionali che regolarmente postano le loro immagini scattate nei campi nomadi. Abbiamo deciso di metterle in mostra per riflettere su quanto il consumo di queste immagini, meno selezionate e meno funzionali alle esigenze di propaganda dell'editoria tradizionale, stiano cominciando a mutare radicalmente il nostro rapporto con la fotografia. "Zingari d'Italia" rappresenta un esempio di come la fotografia digitale e i suoi mezzi di diffusione virtualmente"illimitati e gratuiti" stiano mettendo non solo in crisi il reportage professionale, ma soprattutto stiano erodendo il nostro rapporto con l'immagine ottica. Le immagini di "Zingari d'Italia", esposte assieme a una collezione di copertine illustrate sui settimanali italiani dal primo novecento al tardo dopoguerra, sembrano liberarci almeno un po' da quell'iconografia fantasiosa dello "Zingaro" romantico-nomade-criminale-asociale-subumano".
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9 commenti:

Hidden Side ha detto...

Grazie :)

v. ha detto...

Di che?Piuttosto sono io che ringrazio te (e gli altri) per questa bella (e necessaria) iniziativa

Rosetta ha detto...

Hai già visto?
http://www.gazetaromaneasca.com/news/comentarii/economia-politica-a-violului.html

un abbraccio

v. ha detto...

No, non avevo ancora visto. Sono contenta, grazie dell'info e un bacio

Anonimo ha detto...

belle foto e bella iniziativa

giulia pozzobon ha detto...

complimenti per il lavoro. date un'occhiata qui...

http://www.youtube.com/watch?v=9ufEM19tlJs

lo spirito è simile. è un documentario sui musulmani a treviso. lo stiamo portando in giro.

grazie.

v. ha detto...

Grazie Giulia, ho appena visto il vostro "Storia di una moschea errante", interessante ed in particolare il frammento di intervista a Gentilini è da brivido. Da parte mia trovo "controproducente" accentuare l'aspetto "religioso" della discriminazione (la mancanza di diritti dei/delle migranti, che non sono tutt* musulman*, non investe solo questo aspetto), ma credo in ogni caso importante quello che fate. Il video fa parte di un progetto più vasto? Mi tieni al corrente? Dal tuo profilo non sono riuscita a capire qual'è il tuo blog (se ne hai uno)

giulia pozzobon ha detto...

grazie v. Non ho un blog personale ma c'è il sito del gruppo di cui faccio parte a parlare di ciò di cui ci occupiamo(quando riusciamo ad aggiornare).
L'obiettivo del documentario era parlare di diritti civili più che religiosi. I musulmani a treviso sono 35 mila: non gli è consentito un luogo che riconosca la loro identità più che un luogo di culto. concedere uno spazio significherebbe accettare che oltre a braccia per lavorare nelle nostre fabbriche abbiano pensieri e vita sociale. questo è il problema.

per ora tentiamo di far girare questo lavoro, poi di vedrà.
ecco il sito di controluce
http://gruppocontroluce.org/

grazie ancora e in bocca al lupo.
giulia.

v. ha detto...

Sì, avevo capito benissimo. Mi ponevo solo il problema di come il "messaggio" passi in un contesto improntato allo "scontro di civiltà". Pensa solo ai deliri che si sono scatenati dopo l'episodio delle preghiere "islamiche" in piazza (a Milano, Bologna ...) durante la carneficina fatta da Israele in Palestina ...
Grazie per il link, vado subito a dare un'occhiata al sito
Teniamoci in contatto, anche per fare girare i vostri materiali e per possibili iniziative comuni in futuro
buon lavoro anche a te/voi