Tratto da: Doré Ogrizek, Il mondo a tavola. Guida brillante della gastronomia internazionale, Editoriale Domus, Milano 1953 (ed. or. Le monde à table, Ed. Odé, Paris), pp. 354-355.
"Le tradizioni si perdono. L'antropofagia sta per scomparire e oggi ha solo pochi adepti in qualche tribù del centro dell'Africa e dell'Oceania.
Secondo l'opinione di molte personalità scientifiche, la carne umana sarebbe quella che meglio coverebbe alla nutrizione della creatura umana, quella più facilmente e proficuamente assimilabile dall'organismo. Crediamo sulla loro parola.
Verso il 1890 il Padre Allaire, missionario dello Spirito Santo, fu accolto da queste parole urbanissime quando si presentò dinanzi al capo negro della tribù dei Bondjos: " La carne di un bianco, e soprattutto di un capo bianco, è eccellente con le banane; non ha pelle; vedo solo del grasso".
Alcuni anni prima si vendeva ancora carne umana sul mercato di Brazzaville, come da noi la carne di bue o di montone.
Fra le tribù cannibali del Congo, i Batetelas mangiano i loro genitori al primo segno di decrepitezza e son convinti di render loro un servizio cosi facendo. I Fans fanno a meno dei funerali e li sostituiscono con un banchetto. I Bondjios ingrassano degli schiavi per metterli in pentola. I Pahuin mangiano il nemico ucciso in guerra per assimilarne le virtù.
Le opinioni sono diverse sul sapore di questo alimento. Secondo i Canachi ha il gusto della banana; gli abitanti delle isole Figi assicurano che ha un gusto di nocciola; un gusto di vitello un pò scipito, o di maiale, precisano alcuni buongustai senza pregiudizi... Noi lasceremo il problema aperto.
Ma, secondo l'esploratore Roger Chauvelot, "la carne più apprezzata è quella dell'Australiano, perché quella dell'Europeo ha un gusto sgradevole (è questa, indubbiamente, la causa dello scarso successo avuto dal cannibalismo nei nostri paesi ...).
Noi ci accontenteremo di citare, senza garanzia, le parti scelte. Secondo gli intenditori sono il palmo della mano, le coste, il posteriore, le cosce. Ma vi faremo grazia della ricetta dell"arrosto di uomo allo spiedo" data da William Seabrook nel suo libro sull'Africa, pieno di coscienziose precisazioni tecniche, perchè probabilmente questi particolari toglierebbero l'appetito ai nostri lettori, e questo non è certo lo scopo che si prefigge questo libro di gastronomia".
Secondo l'opinione di molte personalità scientifiche, la carne umana sarebbe quella che meglio coverebbe alla nutrizione della creatura umana, quella più facilmente e proficuamente assimilabile dall'organismo. Crediamo sulla loro parola.
Verso il 1890 il Padre Allaire, missionario dello Spirito Santo, fu accolto da queste parole urbanissime quando si presentò dinanzi al capo negro della tribù dei Bondjos: " La carne di un bianco, e soprattutto di un capo bianco, è eccellente con le banane; non ha pelle; vedo solo del grasso".
Alcuni anni prima si vendeva ancora carne umana sul mercato di Brazzaville, come da noi la carne di bue o di montone.
Fra le tribù cannibali del Congo, i Batetelas mangiano i loro genitori al primo segno di decrepitezza e son convinti di render loro un servizio cosi facendo. I Fans fanno a meno dei funerali e li sostituiscono con un banchetto. I Bondjios ingrassano degli schiavi per metterli in pentola. I Pahuin mangiano il nemico ucciso in guerra per assimilarne le virtù.
Le opinioni sono diverse sul sapore di questo alimento. Secondo i Canachi ha il gusto della banana; gli abitanti delle isole Figi assicurano che ha un gusto di nocciola; un gusto di vitello un pò scipito, o di maiale, precisano alcuni buongustai senza pregiudizi... Noi lasceremo il problema aperto.
Ma, secondo l'esploratore Roger Chauvelot, "la carne più apprezzata è quella dell'Australiano, perché quella dell'Europeo ha un gusto sgradevole (è questa, indubbiamente, la causa dello scarso successo avuto dal cannibalismo nei nostri paesi ...).
Noi ci accontenteremo di citare, senza garanzia, le parti scelte. Secondo gli intenditori sono il palmo della mano, le coste, il posteriore, le cosce. Ma vi faremo grazia della ricetta dell"arrosto di uomo allo spiedo" data da William Seabrook nel suo libro sull'Africa, pieno di coscienziose precisazioni tecniche, perchè probabilmente questi particolari toglierebbero l'appetito ai nostri lettori, e questo non è certo lo scopo che si prefigge questo libro di gastronomia".
5 commenti:
Hei ciao, hai visto il mio nuovo post di ieri dove ho preso spunto dalla ricetta di "uomo allo spiedo" ? Che dici, ho visto giusto?
Ieri la blogsfera era piena di ricette:-)))
Franci
ci riprovo...
A me non risulta che in nessuna cultura umana l'antropofagia sia un'opzione culinaria. Si mangia carne umana sempre con scopi o motivi simbolici... Sbaglio?
Per Franci: sei fuori pista :-)))
Comunque bella la ricetta dei cannoli, ho messo il link nei segnalibri, mi tornerà utile se un giorno o l'altro deciderò di fare una rubrica gastronomica ;-)))
Per Alessandro: Spero sia evidente che non ho presentato questo brano come un testo "scientificamente" valido sull'argomento (anzi!)...
Comunque, si, sembra che il cannibalismo sia essenzialmente un fenomeno di tipo "rituale". La questione non è chiara, comunque una distinzione esiste tra cannibalismo (rituale) e antropofagia. Ma gli unici episodi certi di quest'ultima sembrano quelli dovuti o a situazioni limite (carestie, sopravvivenza in condizioni estreme) o a casi di "devianza". Scorrendo questi casi non ci sono confini geografici a tale pratica. Ma il cannibale dei luoghi comuni, resta il "nero" con l'osso al naso che bolle qualche esploratore (o missionario) "bianco" in un gran pentolone ...
Vincenza: tu ne sai probabilmente più di me, ma secondo J. Diamond, in alcuni ambienti poveri di risorsi (lui parla di zone dell'Oceania) il cannibalismo (a sentir lui, diffuso) potrebbe essere sorto dalla necessità di integrare la dieta. E' un'idea che mi lascia molto poco convinto, ma mi sembrava giusto riportarla.
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