Ripropongo un articolo scritto il primo dicembre di cinque anni fa, Un'altra Rosa Parks, perché mi sembra possa offrire ancora validi spunti di riflessioni. Del resto ora non avrei il tempo di scrivere qualcosa ex-novo ma mi sembra doveroso ricordare in questa data simbolo Rosa Parks, Claudette Colvin, Mary Louise Smith e le altre militanti afro-americane per i diritti civili attive negli anni cinquanta nel Montgomery Bus Boycott // In
molt*, quando qualche mese  fa una ragazzina italiana di origini 
marocchine è stata picchiata selvaggiamente da un gruppo di coetanei/e per non aver ceduto il post in autobus, abbiamo pensato (scrivevo "forse non inutilmente")
a Rosa Parks, un'icona della lotta per i diritti civili. Eppure ancor 
oggi il gesto di "disobbedienza" di questa donna ci è consegnato dalla 
storia come un atto  "eroico", ma individuale e quasi spontaneo messo in
 atto da una modesta sartina afro-americana che, un bel giorno (era il  
primo dicembre del 1955), rientrando stanca dal lavoro, rifiuta di 
alzarsi da un posto riservato ai/alle "bianchi/e" su un autobus della 
razzista e segregazionista cittadina di Montgomery, in Alabama, 
scatenando con il suo arresto il famoso Montgomery Bus Boycott. Ma
 il "rifiuto" di Rosa Parks non nasce dal  "nulla". Le lotte 
antisegregazioniste avevano già una lunga storia: già l'anno prima, ad 
esempio, la Corte Suprema aveva dovuto dichiarare non costituzionale la 
segregazione scolastica (che di recente ha ispirato la proposta della 
Lega Nord di  "classi separate" in Italia). La stessa Rosa Parks era del resto attiva, dal 1943, nel movimento per i diritti civili: segretaria della sezione di Montgomery della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP, fondata nel 1909) era assidua frequentatrice della Highlander Folk School,
 un centro educativo per i diritti dei lavoratori e per l'uguaglianza 
razziale. Del resto, quel giorno del 1955, furono arrestate con lei 
altre due attiviste afroamericane, Claudette Colvin e Mary Louise Smith,
 che già in precedenza erano state  tratte in arresto e multate per 
essersi rifiutate di cedere i posti "per bianchi". La sera stessa 
dell'arresto, inoltre, fu un'altra donna (bella figura di 
intellettuale/militante come oggi non esistono quasi  più), Jo Ann 
Robinson - docente universitaria e attivista della Women's Political Council,
 un'organizzazione di donne afro-americane -, a scrivere, fotocopiare e 
distribuire con altre militanti della WPC un volantino che invitava a un
 giorno di boicottaggio dei mezzi pubblici . Iniziato qualche
 giorno dopo l'arresto di Parks, Colvin e Smith, il boicottaggio si 
estese coinvolgendo anche altre organizzazioni  come il Civil Rights Movement (guidato da un allora ancora pressoché sconosciuto Martin Luther King):
 in migliaia nei mesi successivi (precisamente per 381 giorni) non 
salirono sugli autobus,  e poiché quasi i 3/4 degli utenti degli autobus
 di Montgomery erano "negroes", il boicottaggio  causò anche un danno economico notevole. In seguito al protrarsi e al diffondersi della protesta, nel 1956 il caso approdò alla Corte Suprema degli Stati uniti che decretò incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici. Seppure
 lontana nel tempo questa storia (raccontata in questa maniera) mi 
sembra ancora utile  e ricca di spunti per quant* intendono opporsi 
(attivamente) a razzismo, sessismo  e  fascismo , in un contesto come quello odierno caratterizzato (qui e altrove) dal moltiplicarsi di aggressioni fasciste contro militanti, migranti e soggetti "fuori della norma", esacerbato e violento sessismo,
 strapotere degli apparati polizieschi e repressivi  (per i quali anche 
aver protestato contro il  summit di Vicky sull'immigrazione  diventa 
prova a carico per l'accusa di  "terrorismo"). E allora se le cose non nascono dal nulla, se il gesto individuale fuori 
da un contesto di lotta non basta e soprattutto se un blog è, e resta, 
un blog (ma se sono - anche - qui a scrivere penso possa servire a 
qualcosa finché potrò ancora farlo) ... ATTIVIAMOCI

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