mercoledì 27 febbraio 2013

Femministe a parole / Una recensione di Barbara Romagnoli

Segnaliamo con piacere la recensione di Barbara Romagnoli, che ringraziamo, al volume Femministe a parole. Grovigli da districare, appena pubblicata sull'ultimo numero del trimestrale Marea. Prima di lasciarvi alla lettura della recensione, vi ricordiamo che oggi è prevista una delle date del tour di Femministe a parole: saremo infatti a Perugia per una presentazione congiunta con il volume Lo specchio del potere di Alessandra Gribaldo e Giovanna Zapperi. Sperando di vedervi numerose/i vi lasciamo alla recensione di Barbara Romagnoli, buona lettura! // Scorri velocemente l’indice delle voci e quella che cerchi magari non la trovi. Ma questo non è un vero vocabolario, né un dizionario enciclopedico, piuttosto una guida ragionata ad alcuni concetti chiave del femminismo, un lessico scelto con molta cura che, inevitabilmente, ha potuto tenere dentro molto, ma non tutto. Parliamo di Femministe a parole. Grovigli da districare, volume scritto a tantissime mani perché l’idea è stata quella di coinvolgere donne con esperienze, età, provenienze, competenze e vedute diverse, invitandole a misurarsi con parole e argomenti complessi, molto noti per le addette ai lavori, un po’ meno a chi non frequenta pratiche e teorie femministe. Molte delle autrici si sono formate all’estero: “Una generazione di giovani studiose, tra i 30 e i 40 anni, andate via, tornate e poi magari partite di nuovo (oppure rimaste), che sono state in grado di creare un’osmosi tra quello che accade fuori e dentro l’Italia” – spiega una delle curatrici, Sabrina Marchetti. Leggendo il libro si percepisce questa contaminazione fra storie e culture diverse, fra storiche e più giovani, fra approcci classici e multidisciplinari, fra stili narrativi più divulgativi e altri più accademici. Uno dei pregi del volume è certamente l’incontro fra differenze che restituisce una ricchezza di punti di vista insieme a tantissimi spunti di riflessione. Dalla questione del colore della pelle al multiculturalismo, dai rapporti di potere alle donne colonizzatrici, dalle generazioni alla riproduzione assistita, dalla bioetica al welfare, dalla politica agli spazi pubblici, da una possibile liberazione della ‘razza’ ad un ragionamento sull’uomo, per comprendere meglio il maschile che abbiamo dinanzi. Non mancano ovviamente voci sulle donne migranti, le veline e le velate, le prostitute e una veloce storia del termine/soggetto queer. Qua e là si notano alcuni vuoti, come la mancanza della voce ‘corpo’ o, ad esempio, la voce ‘sessismo’. Il secondo caso è meno lampante perché di critica al sessismo è intriso l’intero volume, forse potrebbe esserne anche il sottile filo rosso che unisce le parole scelte. Eppure, un capitoletto a parte lo avrebbe meritato, sempre nell’ottica di offrire un ausilio a chi fatica a leggere il mondo a partire dal binomio sessismo/razzismo. Doveroso è un appunto sulla scrittura: alcuni contributi sono prigionieri di una scrittura troppo tecnica, fredda, a rischio autoreferenzialità, ed è un peccato perché il volume si presta ad essere un ottimo strumento di conoscenza e consultazione. Ma la sfida era grande ed è stata assolutamente ben raccolta. Volumi come questi sono preziosi per continuare a confrontarsi su esperienze, pratiche e teorie del variegato mondo dei femminismi, per prendere confidenza con parole difficili, come intersezionalità, per mettere a nudo le contraddizioni presenti nel pensiero delle donne e cercare di confrontarsi, sempre, con l’altra da sé (Barbara Romagnoli, Marea, febbraio 2013).

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