mercoledì 29 febbraio 2012

L'arte del lavoro: donne e lavoro in video

Tra le iniziative in programma per l'imminente nuova edizione di Approdi, le donne di ArteDonne/Villa5 lanciano il concorso, women only, L'arte del lavoro. Per partecipare basta scaricare il bando e il modulo di iscrizione dal sito e ovviamente girare il video, magari lasciandosi guidare da quanto scrivono le promotrici: "Quando non ci sono strade segnate, sentieri certi, piazze illuminate e cartelli indicanti le direzioni ci viene in soccorso l'arte. L'arte come lente di ingrandimento di piccoli processi nascosti, come capacità di scoprire nuove rotte e disegnare mappe altre per non perdersi nel mondo del lavoro che non c'è, del lavoro non pagato, di quello inventato da sé, di quello incluso nel ruolo solo per essere donne..."

lunedì 27 febbraio 2012

Dopo i / le rom gli / le homeless : una nuova condanna dell'Italia da parte del Consiglio d'Europa

Riceviamo da Dimitris Argiropoulos, che ringraziamo, notizia dell'ultima condanna dell'Italia da parte del Consiglio d'Europa, notizia snobbata dalla maggioranza degli organi di informazione embedded / mainstream. La condanna arriva, attraverso il rapporto 2011 redatto dallo European Committee of Social Rights, per aver violato l’articolo 31 comma 2 della Carta sociale europea (che recita: "Per garantire l’effettivo esercizio del diritto all’abitazione, le Parti s’impegnano a prendere misure destinate a prevenire e ridurre lo status di 'senza tetto' in vista di eliminarlo gradualmente"). Il diritto alla casa, il diritto a vivere in un luogo dignitoso, che risponda ai requisiti di sicurezza, igiene, salubrità e che sia in tutto per tutto rispondente agli standard di accessibilità, equivale, secondo il Consiglio d'Europa, al diritto alla vita. Il nostro Paese – si ricorda in una nota della Fio.Psd - arranca sul terreno delle politiche abitative e sulle iniziative tese ad arginare e prevenire le situazioni di disagio, emarginazione sociale e homelessness. La Federazione sostiene da tempo la necessità di riportare nell'agenda politica delle Istituzioni, a tutti i livelli, le politiche per la casa; ora una condanna internazionale importante e grave arriva a ricordare, molto più autorevolmente, la medesima necessità. Oltre a ripetere le condanne all'Italia sul tema del trattamento dei Rom e della loro esclusione sociale, già avvenute nel recente passato, il rapporto 2011 sottolinea il tema della prevenzione della homelessness attraverso politiche di housing efficaci, che nel nostro Paese risultano completamente assenti. Il rapporto ricorda che il diritto ad una casa adeguata deve essere garantito a tutti e che rifugi e dormitori dovrebbero essere dei luoghi di stanziamento temporaneo, che devono corrispondere agli standard di sicurezza e igiene ed essere provvisti di tutti i beni di prima necessità; inoltre non deve essere richiesta la residenza per poter usufruire dei rifugi di emergenza, come invece spesso è accaduto in varie città italiane negli ultimi anni. E infine, dunque, arrivano le condanne. L'Italia è accusata di aver violato l'articolo 31 comma 2 sia "passivamente", per non aver predisposto servizi adeguati per gli homeless, giudicando il comitato insufficienti quelli esistenti, sia "attivamente", per aver condotto senza programmazione e con violenza lesiva della dignità umana le azioni di sgombero dei Rom verificatesi negli anni scorsi in virtù del famigerato "patto per la sicurezza".

sabato 25 febbraio 2012

Judith Butler / Happy Birthday Trouble

 

In occasione del compleanno di Judith Butler ci/vi/le facciamo un regalo ri-pubblicando il bellissimo film-documentario di Paule Zajdermann, Judith Butler, philosophe en tout genre ((qui la prima parte, in YouTube trovate le altre cinque). Sotto la tag Judith Butler invece, gli ultimi articoli pubblicati sull'autrice di Gender Trouble in Marginalia. Questo post è dedicato in particolare a chi in questo momento sta lavorando su gender&dintorni. Buona visione/lettura e festeggiamenti ;-)

martedì 21 febbraio 2012

Un corso di italiano per / con donne migranti : quando anche la lingua è un terreno di lotta

"Ho lavorato per cambiare il mio modo di parlare e di scrivere [...], ho affrontato il silenzio e l'incapacità di essere articolata [...]. Spesso, parlando con radicalità di dominio, parliamo proprio a chi domina. La loro presenza cambia la natura e la direzione delle nostre parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Ero solo una ragazzina quando ho letto le parole di Adrienne Rich, 'questa è la lingua dell'oppressore, ma ho bisogno di parlarti'. Questa lingua che mi ha consentito di frequentare l'università, di scrivere una tesi di laurea, di sostenere colloqui di lavoro, ha l'odore dell'oppressore [...]. Noi siamo uniti nella lingua, viviamo nelle parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Avrei il coraggio di parlare all'oppresso e all'oppressore con la stessa voce? Avrei il coraggio di parlare a voi con un linguaggio che scavalchi i confini del dominio - un linguaggio che non vi costringa, che non vi vincoli, che non vi tenga in pugno? Il linguaggio è anche un luogo di lotta. Gli oppressi lottano con la lingua per riprendere possesso di se stessi, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare. Le nostre parole significano, sono azione, resistenza. Il linguaggio è anche un luogo di lotta". Dedico questi frammenti tratti da Elogio del margine di bell hooks a Shaimaa, Inaam, Joy, Caterina, Rahel, Hoda, Graciene, Tamanna, Elize, Samah e Ibtisam, per tre mesi e mezzo mie "allieve" in un corso di italiano, allieve dalle quali ho probabilmente imparato molto di più di quanto ho insegnato. Perché - seppur costretti spesso sotto la dicitura/etichetta di "corso di italiano per donne migranti" -, questi corsi possono realmente divenire momenti di mutuo-apprendimento e ricerca di orizzontalità, luoghi in cui cercare insieme di affinare le armi - anche linguistiche, ma non solo - per opporci ai rapporti di dominio esistenti e sperimentare un'altra lingua, una lingua attraverso la quale, come scrive bell hooks,riconoscerci e cominciare percorsi comuni di lotta e resistenza. Credo che sia quello che, in questi tre mesi e mezzo di corso, abbiamo tentato di fare, talvolta con un po' di fatica, ma sempre sostenendoci e "insegnandoci" l'un l'altra: per tutto questo (e tanto altro che resta senza parole) devo ringraziare, pubblicamente. Un grazie e un abbraccio dunque a tutte: a quelle fra loro che saranno dopodomani nuovamente "in aula" per cominciare un altro pezzetto di percorso insieme e a quelle che invece non ci saranno, alle quali auguro che tutto possa davvero essere come sperano e desiderano, e che - in un modo o nell'altro - le nostre strade si incrocino ancora.

Intersezionalità : un ciclo di trasmissioni su Radio Onda Rossa

A cura del Gruppo redazionale intersezionalità di Radio Onda Rossa, è partito a gennaio un ciclo di trasmissioni interamente dedicato, come si legge nel sito, alla riflessione "sulle intersezioni delle oppressioni di genere, classe, etnia e orientamenti sessuali". Dopo una prima puntata dal titolo L'imbroglio etnico, la scorsa settimana è stato il turno de L'Africa è un'altra cosa, puntata che ha invece focalizzato l'attenzione sul colonialismo italiano, sia dal punto di vista della rimozione storica (il mito degli "italiani brava gente"), che dell'attuale persistenza di dispositivi di dominio/controllo (quali sessismo e razzismo). Dispositivi che se nelle vicende coloniali hanno trovato uno dei momenti di maggiore applicabilità, oggi si ripresentano brutalmente, sia su un piano "interno" (dal cosiddetto decreto "antistupri" al "pacchetto sicurezza" per arrivare al "reato di clandestinità" e alla detenzione arbitraria nei Cie), sia dal punto di vista geopolitico (accordi con le ex colonie per la gestione dei flussi migratori, “estensione” delle frontiere e della sovranità italiana con il controllo sui mari e sui territori da cui provengono i/le migranti). Questioni che ci sembrano quantomai urgenti da dibattere. A maggior ragione dunque ci spiace segnalare con qualche ritardo (a causa del nostro notorio problema con giornate di sole 24h), ma poiché il ciclo di trasmissioni durerà, come ci auguriamo, a lungo, speriamo che la segnalazione - seppur tardiva -, possa comunque tornare utile a qualcuna/o. Buon ascolto

lunedì 20 febbraio 2012

Orientalismi italiani / 1

Finalmente in libreria il primo volume del progetto Orientalismi italiani, di cui qualche mese fa avevamo pubblicato il cfp. A cura di Gabriele Proglio e pubblicato dalla casa editrice Antares, Orientalismi italiani 1 raccoglie diversi interventi di studiosi e studiose (Francesco Surdich, Margherita Trento, Simone Attilio Bellezza, Barbara Spackman, Marco Demichelis, Marta Villa, Luigi Benevelli, Stefano A. E. Leoni, Anna Calia, Paolo Orvieto, Simone Brioni, Antonella Viola) che, con i loro saggi, offrono uno sfaccettato  quadro d'insieme attraverso il quale riconsiderare, come scrive Gabriele Proglio nell'introduzione, le rappresentazioni, gli immaginari, i tempi e gli spazi delle forme italiane assunte dall'orientalismo, senza porre confini disciplinari o teorici, ma provando a scorgere le continuità-discontinuità di narrazioni tra passato e presente, adottando un approccio tanto sincronico quanto diacronico. Attraverso la disamina di come viaggiatori, missionari, avventurieri, esploratori, militari e mercanti - o anche donne, come l'anarchica Leda Rafanelli -, raccontarono l’Oriente (e per gli argomenti trattati rinviamo all' indice del volume), questo libro parla anche di 'italiani' ante-litteram, non solo nel senso della formazione dell'unità nazionale - questione quanto mai d'attualità viste le recenti celebrazioni dei centocinquant'anni dell'unità d'Italia -, ma anche di processi che, nati ben prima del 1861, furono ereditati e riutilizzati nella formazione dell'immaginario soggettivo e intersoggettivo sugli/sulle "altri/e".

venerdì 17 febbraio 2012

Per Audre Lorde

L'avevamo ricordata nel giorno della sua morte, perché non ricordarla in quello che sarebbe stato il suo settantasettesimo compleanno ...

lunedì 13 febbraio 2012

Femministe di tutto il mondo, unitevi! (ai microfoni del Mfla)

Riceviamo dal Mfla una bella proposta per l'8 marzo che nonostante tutte le nostre (mie e del blog) notorie riserve per mimose e dintorni, rilanciamo volentieri. Si tratta di costruire, tutte insieme, una lunga giornata non-stop ai microfoni della radio, un'ottima occasione mi sembra per confrontarci, fare il punto, conoscerci da una punta all'altra della penisola. Rinviamo dunque al testo di convocazione, Femministe di tutte il mondo, unitevi ai microfoni! sul sito del Mfla, sperando di contribuire alla costruzione del progetto. Per intanto approfittiamo di questo post per comunicare alle poche (e ai pochi) ma affezionate/i lettrici e lettori che probabilmente per un po' saremo off-line causa probabile trasloco obbligato ...

sabato 11 febbraio 2012

Pubblicità razziste: il ritorno del meridionale mafioso e omertoso

La nuova campagna pubblicitaria dell’operatore telefonico Italiacom fa ricorso ad alcuni dei classici stereotipi razzisti anti-meridionali, nella fattispecie i siciliani (uomini), rappresentati come mafiosi e omertosi, tramite coppola d'ordinanza e il claim "Finalmente i siciliani parleranno!". Delle donne ovviamente non ci è dato sapere, probabilmente il "notorio" mutismo delle donne siciliane vestite di nero da capo a piedi - altro vecchio stereotipo razzista e sessista - questa volta non ha stimolato i "creativi" della Italiacom. Immagine e commento (che condividiamo dall'inizio fino al "vergogna!" finale), nel sito di Gennaro Carotenuto.

(Alcuni) articoli correlati sotto la Razzismo anti-meridionale.

Marginalia e i suoi commenti

Dopo Marginalia e le sue tag (presto un aggiornamento) non poteva mancare un post sui commenti, perché ogni tanto un po' di auto-riflessione (e auto-ironia) sul proprio posizionamento nel web bisogna farla. Premessa: Marginalia non è mai stato un blog commentatissimo. Del resto le/gli esperti blogger mi dicono che è un po' così per tutti i blog tranne se si è un cosiddetto blog di punta (ma a leggere la descrizione che Asocial Network fa di uno di questi, preferiamo non esserlo!) o se si passa il tempo a scriversi commenti da sole/i (caso più diffuso di quanto si pensi). Inoltre non essere in Faceboook sembra penalizzi (ma noi rinunciamo molto volentieri al decerebrante "mi piace/non mi piace"). Insomma, per questo (e sicuramente altro), in Marginalia i commenti sono proprio pochini e di questi la maggior parte - perlomeno fino a quando abbiamo preso la saggia decisione di moderarli - di pessimo tenore (insulti e minacce). Con il tempo i commenti si sono fatti sempre più rari: sessisti e razzisti hanno capito che per noi era un indicibile piacere scaricare la loro immondizia nel cestino con un semplice clik e man mano si sono (quasi) dileguati. Le/gli altre/i (quelle e quelli con cui abbiamo qualcosa da condividere)o non sono particolarmente avvezze/i a blog et similia o hanno sempre meno tempo e quel poco, quando hanno voglia, preferiscono spenderlo per inviarci un mail, telefonarci via skype o incontrarci da qualche parte. I commenti di Marginalia sono dunque diventati come i panda: una specie in via d'estinzione. E allora stanotte - poiché abbiamo bisogno di una pausa prima di riprendere un lavoro aggrovigliato - a questi rari commenti dedichiamo un post, anzi un duplice premio, uno per il più "cattivo" e uno per il più "inquietante". Il premio per il più "cattivo" va a Nora, che dopo aver letto il nostro La vendetta del burka ha avuto la pazienza di seguire i link a ritroso fino a un vecchio post sulle cerimonie di svelamento e ha commentato: "La Santanchè fa la sua crociata contro il velo? e noi facciamo la nostra contro il botox". Non sappiamo quanto efficace sia questa strategia per contrastare il razzismo seminato da Santanchè&Co, ma l'idea di una crociata contro il botox ci ha fatto sorridere. Il premio per il commento più "inquietante" invece, lo vince colei che si firma "Una allergica al pseudo-femminismo hallal", che in calce al post sul libro Il velo nell'Islam, scrive: "Poi alla fine, non ha più niente di femminista questo blog, è soltanto diventato un blog pro-islam e filomusulmano, e pro-velo. Pro-immigrazionnista con solite ingiunzioni al multiculturalismo, ecc...". Lamentandosi del fatto che questo blog "non ha più niente di femminista", l'anonima commentatrice si auto-posiziona come femminista e, contemporaneamente, si arroga il diritto di stabilire come deve essere un blog per essere femminista (ovvero "anti-islam, non filomusulmano e anti-immigrazionista"). Sono sola a trovare questo commento terribilmente inquietante?

venerdì 10 febbraio 2012

Femminismo occidentale e medioorientale a confronto

Nel sito di Jura Gentium.Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, una interessante sezione - a cura di Nicola Fiorita, Orsetta Giolo e Renata Pepicelli - è dedicata ai Femminismi nell'Islam. Da questa sezione, ricca di interventi, materiali e bibliografie, mettiamo per intanto in evidenza - come contributo al dibattito - l'articolo di Sandra Rossetti, Femminismo occidentale e mediorientale a confronto. Buona lettura!
L'immagine è un'opera di Shirin Neshat

giovedì 9 febbraio 2012

La guerra spiegata alle donne. L'impresa di Libia nella stampa femminile

"Cento anni fa l'Italia mandava le sue truppe alla conquisto della Libia, allora provincia dell'Impero ottomano. In che modo, con quali parole e frasi o silenzi, quella guerra venne presentata alle donne italiane? Molti periodici femminili, che trattavano di moda, abbigliamento e cucina, ma anche di letteratura e arte, pubblicarono notizie dal fronte, esortazioni all'amor di patria, divagazioni storico-letterarie su quel paese mediterraneo che gli italiani stavano invadendo. Quali sentimenti si volevano suscitare nelle lettrici? Quali azioni proporre o incoraggiare?". Così viene presentato sul sito dell'editore il volume (che ci è stato segnalato da Catia Papa, che ringraziamo) di Annalucia Forti Messina, La guerra spiegata alle donne. L'impresa di Libia nella stampa femminile, edito nella Collana di studi della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, volume . In attesa di leggerlo e poterne dunque parlare più diffusamente, vi segnaliamo che nel sito di Biblink, potete leggerne/scaricarne in formato pdf  l'indice, la prefazione e l'elenco dei periodici consultati, oltre che visionare alcune delle illustrazioni che corredano il volume, tratte da periodici conservati nelle collezioni della Biblioteca di storia moderna e contemporanea. Buona lettura.

martedì 7 febbraio 2012

Di Cie in Cie / Fantasmi si aggirano per la "Fortezza Europa"

Una delegazione si aggira per l´Italia. Viene dalla Tunisia e a differenza di uno spettro ben più famoso, quello che si aggirava tempo fa per l´Europa, è lei a cercare fantasmi. Sono due mamme e quattro papà che cercano i loro figli diventati fantasmi da mesi nel loro viaggio verso l´Europa. 680 è il numero che viene dato da questa delegazione: 680 ragazzi che dopo aver preso una barca nei mesi subito successivi alla rivoluzione tunisina non si sa che fine abbiano fatto. Sono morti? Vivi? Catturati in un sistema detentivo dalle politiche europee di controllo e governo delle migrazioni? Diciamolo pure: sono fantasmi, resi tali da queste politiche. Cercati da una delegazione di genitori che da qualche giorno è a Palermo e ha iniziato un giro per i Centri di identificazione ed espulsione italiani, mentre in un video,dopo la visita al Cie di Trapani, dice a tutte e a tutti noi lo shock che ha provato nel vedere come si trattano gli esseri umani. "Un uomo mi ha raccontato che un poliziotto italiano gli ha rotto la bocca con un calcio. Perché fai così? Spiegacelo? Perché? Se noi non siamo uomini, allora moriamo tutti e lasciamo l´Europa, sola, libera. Il governo italiano non ci dà la possibilità di cercare i miei ragazzi. Tutte le possibilità sono bloccate. Il perché non lo so. Se un uomo italiano ha un incidente in Tunisia, la Tunisia lo dichiara, si espone. Noi qui in Italia siamo diecimila e sembriamo dei cani, delle vacche".Cie per Cie è quello che questa delegazione vuole fare, mentre cercherà ad Agrigento di confrontare con la questura le impronte dei propri figli. E mentre loro cercano fantasmi e ci dicono il loro sconcerto nel trovare ragazzi tunisini ridotti a "cani e vacche", le istituzioni italiane, abituate a scambiarsi impronte con tutti i consolati dei cosiddetti "paesi terzi" quando si tratta di espellere, continuano a non rispondere alla domanda di collaborazione che tutte le famiglie dei "fantasmi" avevano rivolto loro già mesi fa, prima di mandare in Italia questa delegazione: un confronto delle impronte. Ritrovare i fantasmi, e ridargli vita o morte, come solitamente si fa con gli esseri umani. Certo, non c´è alcuno stupore nel vedere che le istituzioni italiane ed europee abituate a trattare come "cani e vacche" i migranti o a renderli fantasmi - che siano vivi o morti, al lavoro regolare o irregolare, con o senza permesso di soggiorno - rimangano mute dinanzi a una richiesta così sconcertante.Lo stupore, invece, ha a che fare proprio con questa richiesta: per la prima volta dei genitori organizzati vengono qui e pretendono che si riconoscano come loro figli dei fantasmi. Li segue, a ruota, la lettera che il sottosegretario del ministero per le Migrazioni tunisino indirizza al governo italiano per proporgli "di intraprendere un´esperienza che porti alla costruzione di un prototipo di rapporti virtuosi sulle migrazioni ", iniziando proprio dalla questione dei dispersi, diventata prioritaria per la Tunisia "perché dobbiamo stabilire che la loro vita conta quanto quella di tutti gli altri, e che non possiamo essere una democrazia senza mettere a disposizione tutti i nostri mezzi per stabilirlo".Uno stupore, perché è un´assoluta novità. Non più la voce di denuncia di alcuni antirazzisti collocati da questa parte della sponda, sempre più isolati e comunque inascoltati, ma parole che dall´altra sponda arrivano qui, chiare nella loro risolutezza a farla finita con le politiche dei fantasmi. E mentre la delegazione continuerà a aggirarsi per l´Italia, forse tutte noi e tutti noi dovremmo lasciarci risvegliare da quello stupore (da Le Venticinqueundici / Articolo all'interno della campagna Da una sponda all'altra: vite che contano).

domenica 5 febbraio 2012

Il velo nell'Islam. Storia, politica, estetica

Tra qualche giorno sarà in libreria, nella collana Quality Paperbacks di Carocci, Il velo nell'Islam. Storia, politica, estetica, il nuovo volume di Renata Pepicelli, già autrice di Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme, pubblicato nel 2010 dallo stesso editore. Con il consenso dell'autrice, che ringraziamo, ne anticipiamo l'indice. Buona lettura.

Introduzione. La questione del velo
Tra Oriente e Occidente: dopo l'11 settembre
Una pluralità di veli
Musulmane non velate

I. Il velo e il Corano
I riferimenti al velo nel Corano
Hijab: la separazione tra dentro/fuori, pubblico/privato
Il versetto della discesa dell'hijab
Le mogli del Profeta
Cenni storici sull'uso del velo fuori dal mondo islamico

II. Veli coloniali. Nord Africa e Medio Oriente tra XVIII e XX secolo
Fantasie coloniali
Gli harem
Il Novecento, il secolo dello svelamento
Il velo anticoloniale delle algerine

III. La rivoluzione velata
Le islamiste: dagli anni settanta a d oggi
Dal Cairo a New York: un velo, tanti significati
XXI secolo: il ritorno delle religioni
Discorsi contro
Discorsi a favore
La prospettiva femminista islamica

IV. Veli postcoloniali. L'Europa del XXI secolo
Islam d'Europa
L'affaire du voile. Il caso francese
La guerra dei simboli
Il caso italiano
L'Italia e la proposta di legge contro il velo integrale
Cosa c'è sotto il niqab?

V: L'estetica del corpo tra sacro e moda
La politica del corpo e la funzione dell'abito
La bellezza nell'Islam
Moda islamica
Veli e islamic fashion
Il mercato online: dagli abiti casual a quelli sportivi
Make-up e prodotti halal

A mò di conclusione
Note / Bibliografia / Indice dei nomi

giovedì 2 febbraio 2012

Ritratti del conflitto / XYZ. Dieci anni di Zapruder


Dieci anni fa, il 2 febbraio 2002 veniva lanciato in Rete l'appello da cui sorsero l'associazione Storie in movimento (Sim) e la rivista di storia della conflittualità sociale «Zapruder». Da oggi fino al maggio 2013 saranno messe in cantiere una serie di iniziative per festeggiare il decennale. Per cominciare, Sim e «Zapruder» bandiscono il concorso fotografico Ritratti del conflitto. Persone, luoghi e simboli del conflitto sociale dall'antichità ai giorni nostri. Gli/le interessati/e a partecipare possono inviare una fotografia in formato digitale al seguente indirizzo e.mail: concorsofoto@storieinmovimento.org. Ogni fotografia dovrà essere accompagnata da una didascalia in cui siano indicati il titolo, il luogo e la data dello scatto, oltre al nome o allo pseudonimo dell'autore o autrice. I/le partecipanti al concorso possono inviare una sola fotografia a testa. Tutte le fotografie saranno esaminate da una commissione nominata da Sim, che si incaricherà di valutare la resa del tema del conflitto sociale (inteso in senso lato) in immagine. La data di scadenza per inviare le fotografie è il 25 aprile 2012. I/le vincitori/vincitrici saranno avvisati/e entro il 15 maggio e saranno premiati/e durante la grande festa organizzata da Sim sabato 9 giugno 2012 a Roma. La fotografia vincitrice sarà pubblicata su «Zapruder» e sono previsti altri premi targati Sim per altri Ritratti del conflitto ritenuti particolarmente belli e degni di segnalazione. In occasione della festa di Sim saranno esposti alcuni degli scatti selezionati, mentre tutte le fotografie inviate saranno esposte nella mostra allestita nel suggestivo paesaggio che ospiterà l'ottava edizione del Simposio estivo di storia della conflittualità sociale (Monte del Lago, 26-29 luglio 2012).