domenica 31 maggio 2009

Protesta con veli e kefiah nella reggia dei Savoia

Succede alla Reggia di Venaria, storica residenza dei Savoia (qui, qui e qui gli articoli dei quotidiani sull'accaduto). Una lettera anonima pubblicata da La Stampa in cui una turista si lamentava del fatto che alla reception ci fossero "due donne islamiche, una addirittura con il velo", provoca la protesta di tutto il personale del castello sabaudo, che il giorno dopo si presenta a lavorare indossando veli e kefiah (ovviamente le donne con il velo e gli uomini con la kefiah, sarebbe troppo pretendere stravolgimenti queer in spontanee rivolte antirazziste, ma lancio l'idea per il futuro). Del resto questa non era la prima volta che "la donna islamica con il velo", Yamna Amellal (originaria del Marocco, da cinque in Italia, cinque lingue parlate fluentemente e cinque euro all'ora di stipendio) subiva il razzismo non proprio velato dei/delle visitatori/visitatrici del Reggia. Tra questi anche il classico "tornatene al tuo paese". E l'altra "islamica"? In realtà si chiama Marina German ed è di origine calabrese ...
Tutta questa storia la conosco fin troppo bene.

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sabato 30 maggio 2009

Mentre su tutta la penisola fischia il vento antifascista, antirazzista e antisessista, i fascisti della Fiamma Tricolore marciano su Venezia ...


Mentre in tutta la penisola continuano le lotte dei/delle migranti dentro e fuori i Cie, mentre centinaia di antifascisti/e sono da ieri a convegno a Bologna per il Festival delle culture antifasciste e mentre a Napoli, oggi pomeriggio, uno spezzone orgogliosamente antisessista, antirazzista e antifascista sfilerà per le strade della città in occasione del Napoli Copy Left Pride (senza dimenticare le diverse iniziative che si stanno mettendo in campo per la campagna nazionale Io non respingo ), le provocazioni fasciste continuano. Tra queste colpisce l'iniziativa della Fiamma Tricolore che oggi farà la sua “marcia su Venezia”, sfruttando l’alibi e l’opportunità della legge che regola le presenze in campagna elettorale, per "ripristinare la sovranità nazionale e veneta contro l’immigrazione" ...

E' la prima volta, dal dopoguerra, che i fascisti mettono piede a Venezia e lo scopo provocatorio di questa "marcia", che poco ha da spartire con quella "tradizionale" che si svolge ogni primavera, ma piuttosto ne rievoca altre, è lampante.

Fino a tre giorni fa la Fiamma doveva marcire (ehm, che lapsus ... leggi: marciare) dalla Stazione Fs a Campo San Geremia, vicino (ma guarda un po') il Ghetto ebraico, nel cuore del Cannaregio, sestiere popolare di Venezia, che ha visto molte importanti pagine della lotta contro il fascismo dal 1921 al 1945. Per motivi di ordine pubblico il Prefetto ne ha vietato il percorso, proponendo di prelevare le maglie nere del disordine dal Tronchetto (deviazione utile, di solito, per treni ultras ...) e imbarcare i suddetti direttamente su un ferry boat per scortarli a Sant'Elena, punta estrema invisibile dell'isola veneziana. Peccato che questa zona sia quasi limitrofa a Riva dei Sette Martiri (partigiani), nonché ai giardini della Biennale, luogo in cui originariamente era stato posto il Monumento alla Partigiana, fatto saltare a fine anni sessanta da una bomba neofascista (e che dovrebbe essere ripristinato il 6 giugno). Senza contare, come riporta il quotidiano “E polis- Il Venezia” del 29 maggio, che il campo principale di Sant’Elena è intitolato al partigiano Marco Stringari.

Infine il Prefetto ha ben pensato di far arrivare i tricolorati in treno, direttamente alla Stazione centrale, a tre passi dal Ponte degli Scalzi (e chi conosce anche solo un po' Venezia sa che questo equivale a creare enormi problemi di ordine pubblico, perché difficilmente si può blindare la stazione nel bel mezzo di un ponte vacanziero durante il quale Venezia sarà letteralmente assaltata da orde di turisti/e) e farli salire su vaporetti già precettati per la giornata per condurli a Sant'Elena, ritenuta luogo di "concentrazione immigratoria" e quindi luogo adattissimo ad una iniziativa della Fiamma visto che i loro alleati della Lega Lombardo Veneta (da non confondersi con la Lega Nord, gruppo marginale del venetismo ma fortemente razzista, al punto da esaltare l’istituzione del Ghetto ebraico ai tempi della Serenissima Repubblica) sostengono nei loro manifesti elettorali la "castrazione per gli immigrati" ...

Del resto il carattere apertamente neofascista della Fiamma Tricolore, oltre ad essere testimoniato da innumerevoli aggressioni, è pubblicamente rivendicato dai suoi stessi dirigenti nazionali e regionali, come Roberto Quintavalle (che ha sottolineato che i suoi camerati "portano avanti l’idea e la tradizione dal 1946") e Piero Puschiavo, candidato alla Provincia e già leader del Fronte Veneto Skinheads che, giusto per alzare un po' di più la tensione, ha ieri rivendicato la scelta del nuovo appuntamento poiché “è stato l’ultimo avamposto della Repubblica Sociale, e da lì ripartiamo”.

L'intento provocatorio è quindi chiaro, avvalorato dal fatto che la marcia, si farà nonostante tutta (ma proprio tutta) la città abbia da tempo chiesto - per i più svariati motivi -, di annullare l'"evento": contraria alla marcia (per calcoli elettorali, certo) la maggioranza dei partiti di destra e del consiglio comunale, l'Anpi, i partiti di sinistra tutti, ma soprattutto diverse realtà antifasciste, militanti, anarchici, femministe, centri sociali (dal 23 maggio ci sono stati presidi antifascisti e volantinaggi ovunque) ma anche associazioni e coordinamenti di cittadini e commercianti: oltre il 90% dei commercianti ha detto no al passaggio della manifestazione (e 65 attività commerciali hanno firmato un appello inviato alla prefettura) e alla notizia dello spostamento del corteo della Fiamma Tricolore a Sant'Elena, gli abitanti si sono attivati immediatamente per una straordinaria raccolta di firme contro l’arrivo dei fascisti, rivendicando il carattere antifascista della zona. Tanti gli apppuntamenti previsti per oggi: dai presìdi antifascisti indetti dall'Anpi (piazza della Stazione Fs dalle 14) e da Rifondazione (Riva dei Sette Martiri a Castello dalle h.14 alle 20) alla contro manifestazione (con partenza a San Leonardo h.15) alle varie iniziative e mobilitazioni per tutto Cannaregio convocate da antifascist* a partire dalle h. 15.

Inoltre se in Val Seriana, qualche giorno fa, gli/le antifascisti/e hanno lanciato da un elicottero con Bella Ciao a tutto volume, centinaia di volantini sui reduci della Legione Tagliamento, a Venezia non sarà difficile vedere oggi anche alcuni cortei “acquatici”, che accoglieranno con molta rabbia, molti slogan e tanta musica l’arrivo e la trasferta dei camerati ...

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mercoledì 27 maggio 2009

Migranti al Gay Pride di Torino (e Giorgia Meloni & Co a quello di Genova)

Tra le iniziative in occasione del Genova Pride 2009 (che si terrà il 27 giugno), lo scorso 6 maggio Giorgia Meloni ha partecipato, insieme con Aurelio Mancuso ed altri/e, ad un convegno curato da Arcigay su I giovani e il disagio della diversità. Vabbè, probabilmente mi sono persa qualcosa (confesso che dopo la vicenda Italo ho seguito con poca passione l'evolversi dei vari Gay Pride) eppure di Giorgia Meloni, Ministro alla Gioventù e già presidente di Azione Giovani, ricordo un po' di cosette terrificanti. Ma non è Giorgia Meloni che si è schierata, in più occasioni, per il Family Day contro il Gay Pride? Non è lei che ha rivendicato la "famiglia tradizionale" e il fare figli come contributo alla Patria? Non è lei che ha affermato che "il vero anticonformismo oggi è fare un bambino"? E non è sempre lei che nel 2007, quando scoppiò il caso del cosidetto eteropride organizzato da Azione Giovani a Biella, si limitò a condannare il manifesto (violentemente machista: un sedere femminile in primo piano con la scritta Questione di pelo) ma non l'iniziativa, scagliandosi anzi contro "l'orgia in cammino del Gay Pride"? E non è sempre lei che si è schierata, da subito, per l'introduzione del reato di immigrazione clandestina che ben sappiamo quali conseguenze ha sulla vita di migliaia di persone comprese/i bambine e bambini? E non è sempre lei, di cui sono note le simpatie per certa destra etrema, ad aver raccolto il plauso di Gianuca Iannone, leader di CasaPound, per l'idea dei cosiddetti Villaggi della Gioventù?
Ma tutte queste cosette terrificanti le ricordo solo io? Qualcuna/o dia un segno, batta un colpo, dica qualcosa ...
Intanto mi consolo con un documento molto bello (che vi copio-incollo sotto), scritto da un gruppo di migranti in occasione del Gay Pride di Torino (che si è tenuto il 16 maggio), che avrei dovuto pubblicare subito appena ricevuto da una cara amica ma è notorio che i miei tempi sono tutto fuorché tempestivi e continuo a credere che l'importante non è stare sulla notizia ma fare circolare frammenti capaci di far pensare e che possibilmente rompano qualche schema. Questo documento lo fa. Grazie.

Siamo un gruppo di immigrati di Torino...

Siamo immigrati in Italia e particolarmente a Torino per dirigere le nostre barche verso un mondo di nuove esperienze, speranze e realizzazioni e ci aspettiamo di poter convivere insieme agli altri immigrati ed ai cittadini italiani in una quotidianità ed in un futuro fatto di uguaglianza di fronte alla legge, parità di diritti e doveri, rispetto.

Accettiamo che ognuno di noi sia diverso nel suo modo di pensare, credere e vivere e nelle sue scelte personali e sessuali. L'essere diverso dalla “maggioranza” in questo mondo e in questo Paese non deve impedirci di avere accesso a diritti, libertà ed una vita dignitosa.

Non vogliamo la “tolleranza” per chi è diverso per colore, cultura o orientamento sessuale. È di uguaglianza e parità che parliamo. Non accettiamo un'Italia che diventa ogni giorno istituzionalmente e culturalmente più razzista , xenofoba, sessista ed omofoba.

Non accettiamo di essere considerati una minaccia, il demonio anti-sicurezza da sventolare per vincere le elezioni, né una “risorsa” da sfruttare a volontà. Non accettiamo che si nascondano invece le aggressioni e gli omicidi sempre più numerosi di cui sono vittime migranti, senza tetto, disabili, gay, lesbiche, bisessuali e transgender in questo Paese.

Non accettiamo di non poter pronunciare i nostri nomi, parlare la nostra lingua, praticare la nostra fede religiosa ed esprimere il nostro parere su qualsiasi tema, come non accettiamo l'esclusione di atei, agnostici, di persone con diverse fedi politiche e ditutto quello che non è “maggioranza” in questo Paese.

Non accettiamo né la politica né l'informazione che si fonda sullaricerca di un capro espiratorio additando il “diverso” per coprirei problemi reali. L'immigrazione non ha né inventato né peggiorato la violenza sulle donne. Dovrebbero sentirsi responsabili i divulgatori dell'immagine della donna oggetto strumentalizzata nei media e, da tempo, anche nelle aule della politica. La realtà dei fatti è che in Italia la maggior parte degli atti di violenza contro le donne è fatta e subita all'interno della famiglia.

Vogliamo chiedervi oggi di mettervi nei nostri panni come ci stiamo provando noi... rendetevi conto che stiamo entrando in un era in cui il razzismo, la xenofobia, il sessismo e l'omofobia stanno cercando di radicarsi nell'oggi e nel nostro futuro comune facendoci sentire ogni giorno più invisibili ed esclusi dal restodella società italiana.

No al pacchetto di “sicurezza”, no alla Bossi-Fini, no alle politiche discriminatorie di ogni genere.
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lunedì 25 maggio 2009

Una svastica per Tosca, staffetta partigiana ...


Qualcuno/a ha imbrattato con una svastica il cippo in ricordo della staffetta partigiana Adalgisa Gallerani, nome di battaglia Tosca. Il cippo era stato posto, nel parco a lei dedicato alla periferia di Bologna, solo tre anni fa. Alla cerimonia aveva partecipato anche la sua amica e compagna di lotta Tolmina Guazzaloca, nome di battaglia Giuliana.
La svastica sarà cancellata, come sono state cancellate tante altre volte, da monumenti, da muri, da saracinesche di negozi di migranti. Certo resta la cicatrice "simbolica", come i segni delle svastiche incise a punta di coltello in questi anni sui corpi delle tante vittime dello squadrismo di destra. Ma credo che sia palese che queste cicatrici sono , per noi antifasciste/i, altrettanti monumenti alla resistenza.

Aggiornamento dal sito dell'AAP: svastiche anche all'Iqbal Masih. Solidarietà alle/ai compagne/i del circolo.

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Per Gabriella degli Esposti, partigiana
R/esistenze femministe
Eredità partigiane
Staffetta antifascista
La battaglia della Bolognina sessantatré anni dopo
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sabato 23 maggio 2009

Cittadine, migranti, schiave

Cittadine, migranti, schiave. I diritti delle donne nell'Unione Europea, a cura di Mariagrazia Rossilli.
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giovedì 21 maggio 2009

L'uomo bianco stupra. Lo stato bianco assolve


Più di un anno fa, precisamente il 29 novembre 2007, scrivevo qui che rompere il silenzio non è (mai) inutile. Dopo quattordici mesi era finita infatti con una condanna la vicenda processuale di quello che i media avevano battezzato "lo stupro di via Libia". Una settimana fa la sentenza è stata ribaltata: assolti. Credo che l'episodio si commenti da solo, è l'altra faccia di quell'economia politica dello stupro che non dobbiamo mai smettere di denunciare, nonostante tutto.

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Per ricostruire la vicenda:

Italian Graffiti
Lo stupratore non è un malato. E' il figlio sano del patriarcato
Women Declare War On Rape
Rompere il silenzio non è (mai) inutile

mercoledì 20 maggio 2009

Ancora tre giorni per scegliere da che parte stare

Mancano solo tre giorni alla manifestazione Da che parte stare che si terrà sabato 23 a Milano. Questa manifestazione nasce dall'appello Da che parte stare lanciato da un gruppo di donne e uomini migranti nel febbraio scorso e fatto proprio da un'affollata assemblea di antirazzisti/e e migranti a Bologna il 7 marzo che aveva rilanciato l'idea di una grande mobilitazione nazionale. In questi mesi Da che parte stare ha raccolto l'adesione di numerose realtà antirazziste e migranti, che si ritroveranno a Milano sabato per dire ancora una volta no al razzismo istituzionale, al pacchetto sicurezza, alla Bossi-Fini, ai Centri di identificazione ed espulsione, ai cosiddetti respingimenti verso la Libia e alle strumentalizzazioni in chiave razzista e sessista.
Per i/le poche ancora indecisi/e, nel sito Da che parte stare trovate tutte le info per le iniziative di questi giorni, le adesioni, i materiali da scaricare e gli orari/mezzi per arrivare a Milano da Bergamo, Bologna, Brescia, Mantova, Roma, Torino e Suzzara ...
Per il resto auto-organizzatevi e cercate di esserci: it's time to take side. Italian and migrant men and women against the crisis, against racism!

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Articoli correlati in Marginalia:

E il settimo giorno, come Dio, anche le attiviste femministe si riposano ...
Vivre libre ou mourir. Per Mabruka, suicida in un Cie
Nell'Italia neocoloniale ogni silenzio è oramai complice
Storia di Kante
Razza, privilegio e identità
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martedì 19 maggio 2009

Via (de)gli ariani ...


La foto l'ho scattata ieri a Ravenna, in via degli Ariani. Ma state tranquill*, non è un esempio di toponomastica nazifascista, il riferimento è al vicino Battistero degli Ariani (con bellissimi mosaici, se vi piace il genere), costruito verso la fine del V secolo, quando Teodorico aveva consolidato il suo potere e l'arianesimo era la religione ufficiale della corte, contrapposta a quella degli ortodossi (ed anche loro hanno il loro Battistero, quello neoniano o degli ortodossi appunto, per inciso anche questo con bellissimi mosaici). Sul versante toponomastica più allarmante sono invece i recenti tentativi di dedicare una via ad Almirante, definito Un esempio da seguire e la proposta fatta a Trieste ( città medaglia d'oro della Resistenza e sede della ben triste Risiera di San Sabba) di intitolarne una al propagandista fascista e combattente franchista Mario Granbassi, in ricordo e in onore del quale il 13 maggio è stata apposta una targa. Grazie al Coordinamento antifascista di Trieste e a Claudia Cernigoi per aver segnalato nella lista Jugoinfo quest'altro preoccupante segnale dei tempi che cambiano ...
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domenica 17 maggio 2009

E il settimo giorno, come Dio, anche le attiviste femministe ogni tanto si riposano ...

Magari leggendo, sprofondata nel divano, Céline en chemise brune di Hans Erich Kaminski, nella traduzione pubblicata dalle Edizioni Ipazia nel 1980 (ma il libro di Kaminski è del 1938).
Con qualche senso di colpa però, perchè le cose da scrivere qui sarebbero, anche oggi, tante. Mi limito allora a rilanciare il lavoro di chi invece non si è riposat*:

Il Manifesto dell'antisessismo nei luoghi misti antifascisti ripreso da Umanità Nova dal sito dell'Assemblea Antifascista Permanente, un testo che spero possa avviare una discussione , divenuta urgente viste le evidenti difficoltà ad affrontare la questione dopo lo stupro avvenuto al termine della May Day milanese (oltre le polemiche e strumentalizzazioni giornalistiche).

Il dossier pubblicato su Storie Migranti, Pacchetti sicurezza, che ricorda anche Kante e Mabruka, due storie di ordinaria insicurezza.

La denuncia dello scellerato patto tra Italia e Libia, con l'articolo di Federica Sossi che ha riassunto le varie tappe di questo "patto di guerra" fatto sulla pelle dei/delle migranti e il film /progetto Come un uomo sulla terra che è importante sostenere e far girare.

Infine il lavoro di chi è impegnato in/per la campagna Da che parte stare e la manifestazione di sabato prossimo a Milano ...
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venerdì 15 maggio 2009

Non possiamo vederli/e, ma oltre il muro del Cie, dietro quelle sbarre, ci sono ...


La foto, scattata ieri sera durante il presidio itinerante che ha portato un determinato gruppo di attivist* fin sotto le mura del Cie di via Mattei a Bologna, non è sicuramente una delle mie migliori. Anzi è bruttissima. Ma i Centri di identificazione ed espulsione non sono dei bei posti, neanche da fotografare. Non è un bel posto il Cie di Lampedusa dove al grido di Basta spaghetti, basta Guantanamo e Libertà! Libertà! Libertà!, sono cominciate le rivolte dei/delle migranti reclus* quest'anno. Non è un bel posto neanche il Cie di Torino dove nel maggio scorso morì Hassan Nejl , ne il Cie di via Corelli a Milano. E non è un bel posto il Cie di via Galeria a Roma dove la settimana scorsa si è impiccata Mabruka e dove le sue compagne hanno cominciato uno sciopero della fame. E non è un bel posto il Cie di via Mattei. Lo sanno bene i/le detenut*. Lo sa bene Raja pestata a sangue, lo sanno bene Benrib e Gasmi, il primo ha ingerito una grossa quantità di lamette, l'altro si è tagliato tutto il corpo, atti estremi di autolesionismo e protesta. Non possiamo vederli ma dentro ci sono, possiamo sentirli, mentre rispondono alle nostre urla (Libertà per tutti, libertà per tutte) battendo sulle sbarre, urlando, chiedendo di ripetere un numero di telefono dove poter chiamare. Ancora una volta, a sera, fuochi d'artificio illuminano il cielo di fronte al Cie, a segnare la vicinanza tra i/le reclus* dentro e i/le solidali fuori. E la volontà (necessità) di lottare insieme.
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mercoledì 13 maggio 2009

Difendere la "razza". Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini

E' finalmente in libreria il volume Difendere la "razza". Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini, di Nicoletta Poidimani (Sensibili alle Foglie., 2009). Questo volume nasce, come recita la quarta di copertina, "da una ricerca sulla genealogia della mentalità razzista in Italia; un lavoro di tessitura fra la storia dell'impresa coloniale nel Corno d'Africa, i dispositivi dell'immaginario di conquista, le biopolitiche di Mussolini nell'Impero e in territorio nazionale. L'originalità di questa ricerca consiste nell'evidenziare , anche da una prospettiva di genere, il convergere di diversi piani e codici comunicativi, cosi come di diverse discipline e saperi, nella costruzione della 'razza italiana' [...]. Oggi i vecchi e sperimentati dispositivi razzisti e de-umanizzanti formatisi in quegli anni si stanno riattivando sulla pelle di donne e uomini migranti e molte parole, proprie dell'ideologia di quell'epoca, si ripresentano nel linguaggio quotidiano, cosi come torna a riaffacciarsi sempre più prepontemente una concezione della donna e della famiglia di stampo clerico-fascista. L'auspicio è che questo lavoro possa essere non solo un contributo al contrastato e faticoso evolversi degli studi coloniali, ma anche uno strumento critico per conoscere questa parte della storia italiana e prevenire la ricaduta nell'orrore della barbarie fascista". Mentre una presentazione è in via di definizione (presto qui data e luogo), vi copio-incollo di seguito l' indice rinviando per intanto al sito dell'autrice per ulteriori dettagli.

I. DALL'IDENTITA' NAZIONALE ALLA 'RAZZA ITALIANA': GENEALOGIA DI UN'IDEA

1. Il razzismo fascista e la Difesa della razza
2. Dall'onore al 'prestigio di razza'
3. Romanità, arianità e destino imperiale
4. 'Razza italiana', confini territoriali e cittadinanza
5. Un futuro coloniale per gli emigrati
6. Dall'Italie delle 'due razze' alla conquista dell'impero
7. La costruzione della 'razza italiana' in territorio nazionale

II. COSTRUIRE L'IDENTITA' IMPERIALE: LA 'PUREZZA RAZZIALE' COME PROGETTO

1. Un'antropologia politica al servizio dell'impero
2.Volgarizzazione, mistificazione e propaganda
3. "L'impero fascista non può essere dei mulatti"
4. Il meticciato e i paradossi dell'identità razziale

III. AUT IMPERIUM, AUT VOLUPTAS: POLITICHE CONTRO LA PROMISCUITA'

1. "La legge nostra è schiavitù d'amore ..."
2. Dalla ipersessualizzazione all'invisibilità
3. Politiche sessuali e persecuzione delle unioni miste
4. Gli insabbiati e il meticcio Benito
5. 'Prestigio' e segregazione urbana
6. Uteri littori per la difesa della razza

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L'immagine è la copertina di un numero de la Difesa della razza, non del libro di Poidimani. Sempre meglio specificare ... Intanto (poichè dubito di avere il tempo per scrivere un'altro post qui entro oggi/domani) ne approfitto per segnalare a bolognesi e non-stanziali il sit-in contro il "pachetto sicurezza" promosso dal Coordinamento migranti per questo pomeriggio a Bologna e, sempre a Bologna, il presidio itinerante di domani che dalle Due Torri si concluderà sotto il Cei di via Mattei. So che altre iniziative sono in programma in questi giorni un po' in tutta Italia: buona lotta a tutte/i.
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lunedì 11 maggio 2009

Nell'Italia neocoloniale ogni silenzio è oramai complice ...

Quello che è emerso in primis ieri, durante la lunga e intensa giornata di festa e lotta alle Caserme Rosse dei/delle migranti, è la necessità di opporci insieme ("italiani/e" e "non-italiani/e" ...) ad una situazione oramai fuori controllo, violentemente denunciata dalla morte di Mabruka nel Centro di identificazione ed esplulsione di via Galeria a Roma. Se i diritti dei rifugiati e richiedenti asilo vengono sistematicamente negati sia fuori che dentro i confini nazionali, in spregio ad ogni convenzione internazionale, l'approvazione del "pacchetto sicurezza" (legge sulla sicurezza n. 733) e la discussione in corso su nuovi punti da inserire, istituisce (in virtù del reato di ingresso e soggiorno illegale) per tutt* i/le migranti la fine dei diritti umani: viene cancellato il diritto alla salute per i/le cosiddett* "immigrati irregolari", introdotta una tassa per il permesso di soggiorno, la residenza viene subordinata all'idoneità dell'alloggio in cui si vive, i matrimoni ostacolati, la delazione (prima dei medici, ora anche dei presidi) incoraggiata. In questo modo nessuno/a (adult* o bambin*, con permesso di soggiorno o no) sarà più "sicuro/a". Di fronte a questa situazione drammatica siamo tutti chiamati in causa, è il momento di scegliere da che parte stare. Mentre il capo del "nostro" governo rivendica le leggi razziali e la monoetnia italica, mentre la Lega invoca vagoni della metropolitana separati per i "non-milanesi" che troppo ricordano le leggi segregazioniste applicate dal governo fascista italiano nelle sue colonie in Africa, mentre anche i partiti di "sinistra" avvallano la micidiale distinzione tra "immigrazione legale" e "illegale", mentre si moltiplicano i maltrattamenti e gli episodi di crudeltà nei Cie, mentre continuano i respingimenti di migranti (comprese donne incinte e bambini/e) verso i lager libici, non è più possibile il silenzio, perché ogni silenzio è complice. Non possiamo (più) stare a guardare, è il momento di agire. Agire che non può manifestarsi solo con la denuncia attraverso una pagina web, ma che esige un appoggio reale e concreto alle lotte dei/delle migranti che lottano fuori e dentro (da Bari a Roma a Milano) i Cie. Dobbiamo moltiplicare gli atti di protesta e rivolta come il presidio che si è tenuto qualche giorno fa a Roma o come quello, itinerante, che si terrà giovedì prossimo a Bologna e che si concluderà sotto il centro di identificazione ed esplulsione di via Mattei.
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sabato 9 maggio 2009

Memoria, rappresentazioni e uso pubblico della storia del colonialismo

Domani (in realtà già oggi, sabato 9 maggio) si terrà a Bologna (dalle 11.30 alle 18.30, in vicolo Bolognetti 2) un secondo incontro seminariale (aperto a tutti/e) nell'ambito del progetto Memoria, rappresentazioni e uso pubblico della storia del colonialismo. Contesto italiano e aspetti comparativi. Promosso da Storie in movimento e dalla rivista Zapruder, questo seminario intende dare seguito all'incontro del 14 marzo a Roma, per fissare in maniera definitiva i percorsi di ricerca interni al progetto e avviare il lavoro collettivo che verrà pubblicato nel numero 23 della rivista.

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Qui l'Inno delle Colonie Italiane (1902)
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giovedì 7 maggio 2009

Vivre libre ou mourir. Per Mabruka, suicida in un Cie (e a perpetua memoria di una legislazione infame)

Stanotte, una donna migrante si è uccisa, impiccandosi, nel Cie di Porta Galeria a Roma. Si chiamava Mabruka Mamouni, aveva poco più di quarant'anni ed era in Italia da quasi trenta. Momentaneamente senza lavoro, non le era stato rinnovato il permesso di soggiorno. Questo significa essere "clandestina", anche dopo tre quarti della tua vita passati in un paese dove vige una legge infame. Fermata, portata nel centro di identificazione ed espulsione, lì detenuta per alcune settimane, sarebbe stata rimpatriata oggi. Ora non possono più farlo. Mi rifiuto di leggere la sua morte come un atto di disperazione, la disperazione deve essere tutta nostra che non siamo riusciti ad impedirlo. Quello di Mabruka è un gesto politico . Un gesto politico che urla. E dobbiamo urlare anche noi (insieme a tutt* le/i migranti in sciopero della fame e in rivolta nei centri di identificazione ed espulsione), noi con i documenti in tasca e tutti i sacrosanti diritti di "cittadina/o". Ma fuori, fuori di qui.

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Rinvio a (velocemente perché non è il momento di stare qui davanti a una tastiera):

Indymedia, No(b)logo, la stampa mainstream. Ma soprattutto la diretta dai microfoni di radio Blackout di Torino con una detenuta del Centro di Ponte Galeria

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martedì 5 maggio 2009

Ammiccamenti razzisti al muro


Probabilmente chi ha pensato e realizzato questo manifesto pubblicitario si trastulla evocando (consapevolmente o "spontaneamente") il fantasma dell'epurazione a mezzo sterminio. Come posso non pensare, guardando questo manifesto, al razzismo nazista per il quale gli/le ebre* erano "parassiti" (come del resto anche i cosiddetti "zingari") da eliminare a tutti i costi per evitare la contaminazione della "pura razza ariana", "pidocchi" da sterminare con lo Zyklon B? E come posso non rivedere in questi ammiccamenti razzisti al muro la cartolina di De Seta Armamenti, che ben esemplifica l'atteggiamento del fascismo italiano verso gli/le african*, considerati alla stregua di insetti per sterminare i quali l'insetticida è "l'arma più opportuna"? E, più recentemente, come posso non pensare ai deliri xenofobi e razzisti dei vari Calderoli (per non parlare dei rosari di Forza Nuova) contro la cosiddetta "invasione islamica"e le "orde di clandestini"?
Per me questo manifesto è intollerabile.

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La foto l'ho scattata ieri a Bologna. Ma presumo che lo stesso manifesto sia stato affisso anche in altre città

domenica 3 maggio 2009

Il venerdì Saltana prepara il couscous ...

Vendredi, le couscous de Saltana, è il titolo di un racconto di Claudine Tissier (conosciuta come Céleste dal suo blog Célestissima, le regard de Céleste). Lo pubblico (senza tradurlo per tanti motivi, non ultimo il fatto che credo che possiate sforzarvi un po' ... ) perché è il racconto di una relazione, di sguardi che si incrociano e forse si scontrano , la storia di una donna migrante raccontata da un'altra donna, in un paese che certo non è di nessuna delle due (ma non lo è in maniera diversa), una storia che credo possa scatenare tante riflessioni, tutte importanti ...

Vendredi, le couscous de Saltana

Ce matin, comme tous les vendredis, Saltana a préparé le couscous. Un long travail.Quand il a été prêt elle a fait trois plats : un pour les femmes, un pour les hommes et un qu’elle a apporté à Ada et Beppe, ses voisins âgés. Mohamed l’a accompagnée car Saltana a encore des problèmes avec l’italien. Elle, elle parle berbère. Depuis sept ans elle habite à Bologne. En 2002, après plus de vingt années de séparation, elle a rejoint Mohamed, épousé au bled lorsqu’elle était encore adolescente. Elle l’a d’abord suivi à Casablanca. Puis il est parti pour l’Italie et elle l’a attendu.Il lui revenait tous les deux ans, quand l’enfant qu’ils avaient conçu l’été précédent commençait à marcher. Et que les autres grandissaient. Un fils, deux filles puis encore deux fils. Quand il a eu 16 ans le grand est parti en Italie vivre avec son père. Et puis un jour, comme ça, alors qu’elle n’y croyait plus, alors qu’elle avait organisé sa vie autour de l’absence, est arrivée l’autorisation d’aller vivre en Italie, avec les enfants, tous ensemble, en famille. Elle a quitté sa maison, son quartier, ses voisins et ses amies, le vent dans les feuilles des palmiers, le sable et la lumière. Elle a traversé l’Espagne, puis la France, à l’arrière d’une Opel Astra bondée. Elle ne savait pas où elle allait mais elle voulait croire que c’était vers le bonheur ...

Continua qui

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venerdì 1 maggio 2009

Un po' di arte femminista per il Primo Maggio


Abakan Red (1969) di Magdalena Abakanowicz. Non chiedetevi cosa c'entra con il Primo Maggio. C'è tanto rosso, ed è bello. Cose piuttosto rare di questi tempi ...
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